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Il disagio psicologico dei medici di base durante la pandemia

Timore di contrarre l'infezione e di trasmetterla ai propri familiari, sofferenza per la perdita di pazienti e colleghi, necessità di fornire supporto emotivo ai pazienti in isolamento: i medici si trovano a gestire paure e incertezze che li riguardano direttamente.

Sono ormai più di cento i medici morti durante l’emergenza Coronavirus: pneumologi, medici penitenziari, medici legali ma soprattutto medici di medicina generale. Una comunità composta da 60mila professionisti che lavora in prima linea, tra difficoltà e rischi a volte sottovalutati. Sono tante le complicazioni che i medici di famiglia si trovano ad affrontare nella gestione quotidiana del lavoro, prima fra tutte la mancanza di dispositivi di protezione individuale, come denunciato più volte anche da Silvestro Scotti, segretario generale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale).

Il 6 aprile è iniziata la distribuzione delle 620mila mascherine FFP2 per uso sanitario. È la prima tranche del milione di pezzi che la Protezione Civile ha destinato agli Ordini territoriali dei Medici, su richiesta del Ministro della Salute. Un provvedimento che però, secondo Gianluigi Spata, presidente FROMCeO Lombardia, non è ancora sufficiente. Per visitare i pazienti a domicilio servirebbero anche camici, occhiali e scarpe adatte.

I dispositivi di protezione non sono l’unico problema

Anche quando le misure protettive sono adeguate il personale sanitario è esposto a un alto livello di stress fisico e psicologico. Disposizioni confuse e cambiamento delle procedure complicano il lavoro. Sin dal 22 febbraio la FIMMG e la SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie) hanno messo in campo un protocollo di prevenzione e hanno inviato ai medici di base schede per il triage telefonico dei pazienti a rischio. Sono nate anche iniziative di telemedicina, come quella lanciata da Paginemediche che ha messo a disposizione i propri servizi attraverso la campagna #TiVideoVisito. La piattaforma propone un sistema di video-visita disponibile gratuitamente per tutti i medici del Servizio Sanitario Nazionale, con tutti i limiti dell’assenza di contatto fisico con i pazienti.

A questo si sommano altre difficoltà psicologiche, come il timore di contrarre l’infezione e di trasmetterla ai propri familiari, la sofferenza per la perdita di pazienti e colleghi, la necessità di fornire supporto emotivo ai pazienti in isolamento. I medici in questa situazione si trovano a gestire paure e incertezze che a volte li riguardano anche direttamente.

Secondo alcuni studi, durante un’epidemia è proprio l’isolamento sociale, dovuto alle misure di distanziamento e quarantena, che può accrescere lo stress psicofisico, anche rispetto ad altre situazioni di emergenza sanitaria. Preoccupato di contagiare i propri familiari, il medico può decidere di adottare un vero e proprio auto-isolamento. Così l’assenza del sostegno familiare diventa un altro fattore di rischio. Cambia il rapporto con i pazienti e con i familiari, ma cambia anche il rapporto con i colleghi. Con l’aumento del carico di lavoro si riducono i momenti di confronto e per i medici di base, che si trovano da soli con i propri pazienti, il senso di solitudine può essere ancora più intenso.

Difficoltà simili sono vissute dai colleghi in altri paesi. Trish Greenhalg, che si occupa di Cure Primarie all’università di Oxford, è autrice di un articolo pubblicato sul British Medical Journal in cui ha fornito ai medici inglesi indicazioni su come svolgere la valutazione in remoto durante la pandemia. Intervistata sul BMJ, ha parlato delle difficoltà dei medici di medicina generale nella gestione dei pazienti e dei loro dubbi sull’adeguatezza delle misure di protezione personale. Stanno utilizzando telefoni e video con un ritmo senza precedenti, stanno attivando nuove procedure e molti temono quello che potrebbe succedere nelle prossime settimane.

Un paper pubblicato sulla rivista Family Medicine and Community Health descrive le difficoltà vissute dai medici di base in Cina. Questi operatori sanitari sono stati coinvolti nella diagnosi e nel trattamento dei pazienti, ma anche nel fornire informazioni e nella guida della comunità nella lotta contro l’epidemia. Si sono trovati ad affrontare un numero eccessivo di pazienti, difficili condizioni di lavoro, esposizione a rischi infettivi, incognite sullo sviluppo dell’epidemia, paura e panico tra la popolazione. Ma anche a dover gestire la continuità delle cure e a rivolgere le attenzioni verso la persona nel suo complesso, per poter guidare la comunità verso il percorso di recupero.

Con tutte queste difficoltà, è frequente che emergano emozioni di rabbia, ostilità, frustrazione, senso di impotenza, si legge sulla pagina di Epicentro che affronta la gestione dello stress tra gli operatori sanitari. In queste condizioni si manifestano sintomi depressivi e stati d’ansia con somatizzazioni, insonnia, aumento del consumo di caffeina e di tabacco.

Supporto psicologico anche per gli operatori sanitari

Il Ministero della Salute ha raccolto alcune iniziative messe in campo per fornire supporto psicologico ai cittadini ma anche agli operatori sanitari. Il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi (Cnop), ad esempio, ha promosso l’iniziativa #psicologionline, rivolta anche a medici, infermieri e personale sanitario. I cittadini tramite un motore di ricerca possono trovare lo psicologo o psicoterapeuta più vicino e prenotare un consulto gratuito via telefono o piattaforma di videochiamata. La Società psicanalitica italiana (Spi) ha messo a disposizione un servizio di ascolto e consulenza di psicologia psicanalitica rivolta anche a operatori sanitari.

La Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC) mette a disposizione gratuitamente una rete di sostegno; sulla pagina del progetto Amicopsicologo permette di trovare lo psicologo o psicoterapeuta più vicino da contattare. Al personale sanitario è dedicato un elenco specifico di professionisti, organizzati per ripartizione geografica. Anche Croce rossa italiana ha attivato uno speciale servizio di teleassistenza psicologica dedicato proprio agli operatori sanitari.

Tra le iniziative specifiche dedicate ai medici di base, il Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica dell’Università La Sapienza sta portando avanti un’indagine per provare a offrire una risposta psicologica ai loro bisogni. Il gruppo di ricerca formato da Michela Di Trani e dalle dottorande Cinzia Di Monte e Silvia Monaco ha elaborato un questionario online per valutare alcuni parametri psicologici come il livello di burnout, alcuni aspetti del coping, la resilienza e l’intolleranza all’incertezza. Il questionario è disponibile qui e tutti i medici di base sono invitati a partecipare. L’analisi dei risultati servirà per valutare lo status psicofisico e strutturare un intervento di sostegno adeguato a ristabilire il benessere psicofisico.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Pixabay

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Francesca Camilli
Comunicatrice della scienza e giornalista pubblicista. Ho una laurea in biotecnologie mediche e un master in giornalismo scientifico.