AMBIENTE

Che fine fanno le auto usate?

Molte vengono rivendute nel paese dove sono state immatricolate, altre vengono demolite e la terza parte finisce nei paesi in via di sviluppo.

Questo avviene anche se non possono più circolare nel paese da cui provengono per via delle regole sull’inquinamento che con l’introduzione del sistema “EURO” limitano la circolazione delle auto più vecchie. Ad affermarlo è l’Environment Programme delle Nazioni Unite che il 26 ottobre 2020 ha pubblicato un report in merito. Europa, USA e Giappone hanno esportato tra il 2015 e il 2018 circa 14 milioni di auto usate, e il 70% di questi veicoli è finito nei paesi in via di sviluppo o nelle aree del sud del mondo, impattando in modo significativo sull’inquinamento atmosferico di questi paesi. L’Uganda, per esempio, che ha una flotta piuttosto anziana, registra tassi di CO2 di ¼ superiori a quelli del Kenya, che ha regole più stringenti e una limitazione d’età per i veicoli che importa.

L’impatto ambientale dell’esportazione di auto usate

Secondo uno studio del Parlamento Europeo, i trasporti sono responsabili in Europa del 30% delle emissioni di CO2, e il 60,7% di queste emissioni è generato dalle autovetture.

Nello specifico delle auto usate sono state fatte delle stime, essendo molto difficile riuscire a dividere l’inquinamento causato da esse da quello causato dalle auto in generale che circolano nel paese.

Innanzitutto il report che stiamo analizzando si sofferma sui tipi di regolamentazioni che ci sono nei paesi importatori per stabilire in che quantità e che tipi di veicoli importano, e quindi anche la sostenibilità ambientale degli stessi. Anche gli incentivi o disincentivi per gli acquisti di determinate auto possono aiutare a delineare il quadro del paese che si analizza. Se l’importazione e l’acquisto di auto a basse emissioni sono economicamente convenienti e non lo sono invece le auto molto inquinanti probabilmente siamo di fronte a un paese che ha degli alti standard ambientali.

Il report Used Vehicles and the environement, analizza 146 paesi importatori, di cui molti possono essere definiti paesi in via di sviluppo o in transizione, come alcuni paesi africani, mediorientali, dell’est Europa e dell’America Latina. In questi paesi le normative di limitazione alla circolazione dei veicoli per ragioni ambientali sono limitate o assenti. Contemporaneamente, i paesi ricchi adottano poche restrizioni relativamente all’esportazione di veicoli usati.

Dei 146 paesi analizzati nel report 87 (il 60%) hanno delle regolamentazioni per l’importazione di auto usate, ma 59 non ne hanno alcuna.

Le limitazioni possono essere diverse. Alcuni paesi vietano del tutto l’importazione per il mercato interno di auto usate, altri adottano delle limitazioni per l’importazione di veicoli usati basati sull’età dell’auto. 30 paesi africani non hanno limitazioni di età del veicolo per l’importazione. 100 dei 146 paesi analizzati non impongono nessuna limitazione legata agli standard di emissione. Le auto che noi “scartiamo” perché non possono più circolare nelle nostre città per limitare l’inquinamento atmosferico, non vengono quindi tutte demolite, ma vengono in molti casi vendute laddove non ci sono limitazioni per ridurre le emissioni di CO2.

Il caso studio dell’Africa

Nei casi specifici analizzati del report è possibile avere un’idea dell’impatto ambientale dell’importazione di auto usate guardando nel dettaglio alcuni casi studio.

Il caso specifico di Uganda, Kenya e Rwanda è molto esplicativo. Innanzitutto si è analizzata l’età media delle auto importate in Uganda negli ultimi anni. Il paese ha visto un incremento notevole: mentre nel 2005 l’età media delle auto a benzina importate era di 10,4 anni, nel 2014 l’età era salita a 15,4. Stessa cosa per le auto alimentate a diesel: da 8,1 anni di età media del 2005 a 16,4 del 2014. Per via dei limiti di età imposti per l’importazione, il Kenya ha una flotta di auto molto più giovane di quella di Rwanda e Uganda. La stima delle emissioni di CO2 che è stata fatta non lascia dubbi: le emissioni in Rwanda e Uganda sono di ¼ maggiori rispetto al Kenya. C’è quindi una relazione tra l’età delle auto importate e il consumo di carburante e le emissioni di CO2.

Il secondo caso studio affrontato nel report è relativo alle auto esportate attraverso il porto di Rotterdam, circa 83.000 veicoli nel 2017 e 2018. Di questi, circa 35.000 sono stati portati in Africa. La maggior parte di questi veicoli non aveva documenti che attestassero che erano stati effettuati controlli tecnici su di essi. I veicoli più anziani sono portati in Gambia, dove l’età media dei veicoli importati è 18,8 anni e la maggior parte di questi veicoli ha già percorso oltre 200.000 chilometri.

Il report Used vehicles exported to Africa, del Ministero delle infrastrutture e dell’ambiente olandese, ha preceduto di poco il report che abbiamo appena trattato. Secondo questo report, la maggior parte dei veicoli che vengono esportati attraverso i Paesi Bassi sono auto Euro0, Euro1, 2 e 3. Un’ispezione a campione di 160 veicoli ha rilevato che circa il 20% di essi aveva problemi con il sistema di controllo delle emissioni. In alcuni di questi veicoli era addirittura stata rimossa la marmitta catalitica. Da questo report risulta allo stesso modo evidente come i paesi che abbiano stabilito regole severe per l’importazione di auto usate siano quelle con la flotta più giovane e meno inquinante, come il Marocco. Un importante passo in tal senso è stato fatto grazie alla decisione presa dall’Economic Community of West African States (ECOWAS), che ha stabilito che a partire dal 1 gennaio 2021 i paesi che ne fanno parte importeranno solo auto che siano almeno Euro4. Obiettivo dell’ECOWAS è quello di salvaguardare il clima diminuendo le emissioni e rendere più sicura la circolazione stradale.  Molti dei paesi in questione, come Nigeria e Gambia, sono quelli che importano le auto più vecchie, che non possono quindi avere gli standard dell’Euro4. Sarà necessario che i paesi africani si regolino in modo da far circolare solo i veicoli che possono farlo e che si dotino di un sistema di smaltimento efficace dei moltissimi veicoli vecchi che non potranno più circolare.


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Francesca Zanni
Ho frequentato un corso di Giornalismo Culturale e tre corsi di scrittura creativa dopo una laurea in Storia Culture e Civiltà Orientali e una in Cooperazione Internazionale. Ho avuto esperienze di lavoro differenti nella ricerca sociale e nella progettazione europea e attualmente mi occupo di editoria. Gattara, lettrice accanita e bingewatcher di serie TV.