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Vischio contro il cancro

Quella di usare estratti di vischio per la cura dei tumori è un'idea di "medicina alternativa" nata a inizio '900. A oggi non ci sono prove di un effetto anticancro, eppure la pratica resta diffusa.

Il vischio (Viscum album) è una pianta molto comune, utilizzata da lungo tempo nelle preparazioni erboristiche di alcune medicine tradizionali. Più di recente, gli estratti di vischio sono stati proposti anche per la cura del cancro. Al momento, però, gli studi condotti sull’essere umano non consentono di affermare l’efficacia del vischio come sostanza utile contro il cancro

Il vischio è stato impiegato per le sue proprietà medicinali in varie epoche e culture. Dalla pianta si ottengono infusi e tinture usate, a seconda del contesto, per il trattamento dell’asma, della dermatite, dell’infertilità, dell’epilessia e di altre condizioni. L’impiego in ambito oncologico, invece, è ben più recente. L’uso degli estratti di vischio impiegati, nello specifico, per il trattamento dei tumori risale ai primi decenni del XX secolo. L’idea del vischio come rimedio anticancro si deve a Maria Ita Wegman, co-fondatrice della medicina antroposofica, un insieme di pratiche di medicina alternativa sviluppate a partire dalle teorie antroposofiche di Rudolf Steiner, che nel 1913, a Basilea, aveva fondato la Società antroposofica.

Wegman, nata in una agiata famiglia coloniale olandese, studiò medicina all’Università di Zurigo e si diplomò nel 1911. A partire dal 1917 sviluppò un inedito trattamento anticancro a base di estratti di vischio. Il rimedio, chiamato dapprima Iscar, in origine si ricavava dalla spremitura a fresco del vischio. Negli anni, sono stati sviluppati numerosi preparati antitumorali a base di vischio, come Iscador (il più noto), Isorel o Helixor. Wegman e i fautori della medicina antroposofica aprirono la prima storica clinica e i primi laboratori farmaceutici antroposofici nel 1921, ad Arlesheim, in Svizzera. In breve tempo, i centri medico-antroposofici specializzati fiorirono, d’apprima in Europa centrale e successivamente in gran parte dell’Occidente.

Un’azione antitumorale indiretta

Gli studi che sono stati condotti in laboratorio nel corso dei decenni hanno evidenziato un effetto citotossico indiretto degli estratti di vischio e un certo effetto di potenziamento delle difese immunitarie. Le responsabili di queste azioni sono due componenti del vischio: le vischiotossine, che stimolano i linfociti a produrre interleuchine; e le lectine, capaci di legarsi alle cellule del sistema immunitario e di regolarne la funzione. Nello specifico dell’azione anticancro, si è osservato che, dopo avere applicato un prodotto a base di vischio, le cellule tumorali coltivate in laboratorio morivano a seguito del rilascio di interleuchine da parte dei linfociti.

In altri studi, sempre pre-clinici, è emerso come gli estratti di vischio potrebbero inibire la crescita del tumore. Forte dei crescenti risultati in laboratorio e di un comprensibile interesse da parte del pubblico, l’uso del vischio come anticancro si è ritagliato una solida posizione tra i rimedi alternativi più apprezzati. Questa e molte altre pratiche della medicina antroposofica continuarono (e continuano) a diffondersi anche dopo la morte di Ita Wegman, scomparsa nel 1943 a 67 anni d’età. Oggi, gli estratti di vischio vengono solitamente somministrati tramite un’iniezione sottocutanea; più di rado per bocca, in vena, nella cavità pleurica, o direttamente nell’area interessata dal tumore. Nonostante questo impiego diffuso, l’effetto anticancro del vischio rimane indimostrato.

Vischio e studi clinici

Il National Cancer Institute ha curato una lunga analisi sulle prove di efficacia sull’uso degli estratti di vischio nel trattamento delle persone affette da cancro. Gli autori hanno sollevato perplessità sugli studi clinici che riportavano risultati tali da confermare il potere antitumorale del vischio. Spesso, infatti, si tratta di ricerche di bassa qualità, caratterizzate da varie mancanze metodologiche, i cui risultati sono ritenuti poco affidabili. I problemi evidenziati spaziano dal numero di pazienti troppo ridotto, all’assenza di un gruppo di controllo.

Se, da una parte, l’azione antitumorale del vischio sembra essere inesistente, alcune indagini avrebbero portato alla luce i potenziali benefici del vischio per la qualità della vita del paziente oncologico. Uno studio di coorte condotto tra il 1993 e il 2000 ha valutato l’efficacia del vischio come terapia complementare per 804 pazienti affetti da cancro non metastatico al colon-retto già trattato con chemioterapia o radioterapia. I risultati hanno evidenziato come i pazienti a cui era stato somministrato l’estratto di vischio presentavano, in generale, un migliore qualità di vita.

Altri studi sull’uso del vischio in ambito oncologico presentano risultati “simili”, come nel caso di un’indagine su 220 pazienti affetti da tumore avanzato al pancreas in cui si è osservata una riduzione dei sintomi della malattia. In altri casi, invece, il vischio non ha garantito un miglioramento nella quotidianità del paziente. Si è visto come il trattamento a base di vischio può comportare qualche effetto collaterale lieve, come mal di testa, infiammazione nel sito d’iniezione o febbre.  

Non ci sono evidenze, né ne è consigliato l’uso

La medicina ufficiale, a oggi, non ritiene che ci siano le dimostrazioni di un effetto antitumorale degli estratti di vischio e ne sconsiglia un uso disinvolto e, in particolare, sostitutivo delle terapie convenzionali. Future ricerche permetteranno di capire se, infine, il vischio possa essere utile in casi specifici di malattia. Per il momento, i risultati parlano molto chiaro e negano il nesso tra vischio e miglioramento della malattia.

Diverso è, invece, il tema di un potenziale miglioramento nella qualità della vita del paziente. Non è dimostrato che il vischio agisca direttamente sull’umore o sulla sensazione di dolore di una persona. Tuttavia, è comune che le persone che si affidano alla medicina complementare riportino un sostanziale beneficio nella propria quotidianità. Si tratta di un aspetto che riguarda molto spesso le medicine alternative e che andrebbe investigato a partire dall’ambiente, dalle relazioni e dall’empatia che il paziente percepisce dal personale medico che lo sta curando. 


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Immagine: Pixabay

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.