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Come sarebbe un mondo senza zanzare

Se per alcuni questo rappresenta un vero e proprio sogno - ed effettivamente potrebbe servire a eradicare diverse malattie - per altri bisogna essere più cauti: non tutte le nicchie occupate dalle zanzare potrebbero essere colmate da qualcun altro.

Portano malattie, ci pungono provocando un gran prurito e sono in grado di rendere le notti estive – spesso anche le giornate – un vero inferno. La sparizione delle zanzare sarebbe un sogno per molti, eppure l’estinzione di ogni organismo è un’eventualità che va considerata con grande attenzione. Ci diamo molto da fare per salvare varie specie, eppure non sembriamo farci altrettante remore quando la vittima non ci piace… Proviamo quindi a capire cosa cambierebbe se questi ronzii dovessero tacere per sempre.

Quali malattie vengono trasmesse dalle zanzare e che impatto hanno?

Innanzitutto, vediamo quali sarebbero i benefici per noi umani se le zanzare dovessero sparire. Trasmettendo malattie come la malaria, la dengue, il virus Zika, il virus del Nilo occidentale (West Nile), la chikungunya, la febbre gialla, varie tipologie di encefaliti e la filariosi linfatica, le zanzare uccidono più persone di qualsiasi altra creatura al mondo (le uniche a farlo più degli umani stessi).

Secondo il World Malaria Report 2020 dell’Organizzazione mondiale della sanità i casi di questa malattia dal 2000 a oggi sono stati 1.5 miliardi, 229 milioni sono stati i nuovi casi di infezione nel 2019 e 409000 le morti nello stesso anno, nonostante decenni di profilassi. Si stima che i due terzi dei decessi siano di bambini al di sotto dei cinque anni. Il vettore è la zanzara Anopheles, di cui esistono più di 400 diverse specie, ma circa 30 sono le principali a trasmettere il virus e pungono tra il tramonto e l’alba.

L’incidenza globale della dengue è aumentata in maniera drammatica negli ultimi decenni. Viene trasmessa dalla zanzara Aedes aegypti, circa metà della popolazione mondiale è potenzialmente a rischio e si stimano tra i 100 e i 400 milioni di infezioni ogni anno. Ci sono quattro diversi sierotipi, quindi è possibile essere infettati quattro volte, e al momento ancora non esiste un trattamento specifico. L’aumento della diffusione del virus è correlato a una sempre maggior diffusione della zanzara vettore che trova nelle grandi aree dei paesi tropicali e subtropicali – grazie all’abbondanza di zone stagnanti – un habitat adatto alla riproduzione. Lo scambio di merci e l’assenza di strategie di controllo dell’insetto contribuisce ad aumentarne l’areale.

Anche la febbre gialla è trasmessa dalla Aedes aegypti e non esiste un farmaco antivirale. C’è però un vaccino, sicuro, poco costoso e molto efficace: si stima che grazie a esso entro la fine del 2026 più di un miliardo di persone sarà protetto contro la febbre gialla, che è endemica in 47 Paesi tra Africa e Sudamerica. L’incidenza della patologia è imprecisata poiché nella maggior parte dei casi ha un decorso subclinico o comunque in genere non viene segnalata. Si stimano circa 200000 casi e 30000 morti ogni anno, il 90% dei quali in Africa.

Aedes aegypti e Aedes albopictus sono responsabili anche della chikungunya, per la quale non esistono vere e proprie stime sul numero di casi annuali, dal momento che presenta diversi segni clinici in comune con dengue e Zika e possono capitare diagnosi errate. In ogni caso, tutte queste malattie comportano un drammatico tributo alla salute e allo sviluppo socioeconomico nelle aree afflitte. Non ci sono prove che le zanzare possano diffondere il virus del Covid-19 e questo non avviene nemmeno per quello dell’HIV/AIDS, nonostante quest’ultimo venga trasmesso tramite il sangue.

Tutte le zanzare sono pericolose per noi? Qual è il loro ruolo nell’ecosistema?

Delle 3500 specie (conosciute) presenti in natura, in realtà solo circa 200 pungono l’uomo – tra l’altro, lo fanno solo le femmine. Le altre, e tutti i maschi, si nutrono di nettare e sono fondamentali per l’impollinazione. Se siamo tanto preoccupati per la possibile estinzione delle api, forse è il caso di riflettere sulla facilità con la quale saremmo disposti a spazzare via le zanzare. Vivono in quasi ogni continente e habitat, e hanno numerose funzioni in diversi ecosistemi, esistono da più di 100 milioni di anni e si sono co-evolute con moltissime specie. Per loro non esiste una narrazione poetica come per le api, né sono adorabili come i panda, eppure abbiamo il diritto di decidere chi salvare e chi sterminare? Quali sarebbero i rischi?

Eliminarle potrebbe significare lasciare un predatore senza preda, o una pianta senza impollinatore. Secondo diversi entomologi la nicchia lasciata dalle zanzare potrebbe venire presto riempita da altri organismi, anche se probabilmente la differenza più significativa in termini ecologici ci sarebbe nella tundra artica. Le uova deposte si schiudono quando la neve si scioglie, e lo sviluppo degli adulti richiede solo 3-4 settimane. Dal Canada settentrionale alla Russia c’è un breve periodo in cui sono straordinariamente abbondanti, in alcune aree formano addirittura delle spesse “nubi”. Ci sono pareri contrastanti su cosa potrebbe accadere se scomparisse una simile biomassa: alcuni entomologi stimano che il numero di uccelli migratori che nidificano nella tundra potrebbe crollare del 50% senza zanzare di cui nutrirsi, ma altri ricercatori non sono d’accordo. Dal momento che negli stomaci degli uccelli sono stati trovati moltissimi moscerini e poche zanzare, secondo alcuni biologi della fauna selvatica forse non sono una fonte di cibo così importante e sovrastimiamo il loro numero perché sono attratte da noi. Anche le rotte dei caribù sono legate a questi insetti – in questo caso per cercare di sfuggire loro – ed eventuali modifiche porterebbero grandi cambiamenti. In altre zone sarebbe lo stesso?

Le zanzare sono un pasto succulento e facile da catturare: senza le loro larve centinaia di specie di pesci dovrebbero cambiare la loro dieta per sopravvivere, e non è detto che sia sempre così semplice: alcuni tratti, come il comportamento predatorio, sono impressi a livello genetico. Anche i pesci estremamente specializzati potrebbero estinguersi, con effetti a cascata lungo la catena alimentare. Avrebbero difficoltà simili altri insetti, ragni, salamandre, lucertole, rane e uccelli per i quali le nostre ronzanti nemiche sono la portata principale. Qualcuno di loro invece potrebbe semplicemente fare altre scelte dal menù senza risentirne troppo… Da larve, in acqua, si nutrono di foglie in decomposizione, detriti organici e microorganismi: senza zanzare, si farebbero avanti altri filtratori? In molti luoghi forse sì, ma in alcune zone sono gli unici insetti oltre ai moscerini, e la situazione potrebbe diventare complicata anche per le piante, che crescono grazie all’azoto e altri nutrienti resi disponibili dalle nostre indagate.

Un altro “effetto collaterale” della scomparsa delle zanzare sarebbe l’aumento della popolazione mondiale, ma probabilmente si tratterebbe di una situazione temporanea: è infatti possibile che dopo aver eliminato la specie che fa da vettore, un’altra prenderebbe il suo posto. Come per gli aspetti positivi, anche per quelli negativi. I Paesi più colpiti da queste malattie, però, come quelli dell’Africa subsahariana, potrebbero accelerare il loro sviluppo, non dovendo fare i conti con le ingenti spese sanitarie. Rimane comunque da chiedersi, al di là della fattibilità pratica di un simile sterminio, se davvero siamo in grado di considerare tutti i molteplici effetti che la scomparsa di un numero elevato di organismi potrebbe provocare…


Leggi anche: “Zittire” le zanzare per impedire la diffusione della dengue

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Immagini: Pixabay

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Giulia Negri
Comunicatrice della scienza, grande appassionata di animali e mangiatrice di libri. Nata sotto il segno dell'atomo, dopo gli studi in fisica ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza “Franco Prattico” della SISSA di Trieste. Ama le videointerviste e cura il blog di recensioni di libri e divulgazione scientifica “La rana che russa” dal 2014. Ha lavorato al CERN, in editoria scolastica e nell'organizzazione di eventi scientifici; gioca con la creatività per raccontare la scienza e renderla un piatto per tutti.