LIBRI

“L’altro mondo, la vita in un pianeta che cambia” di Fabio Deotto

Un viaggio nei luoghi da cartolina che più sono insidiati dalle conseguenze della crisi climatica, in cui l’autore approfondisce sia temi ambientali, sia i comportamenti di chi questa crisi la sta causando: noi.

Quando invio o ricevo una cartolina, vorrei sempre che sul retro ci fossero parole chiare e incisive a racchiudere l’essenza del viaggio. Mi piacerebbe che le esperienze vissute e le riflessioni che ne sono state stimolate fossero ben condensate in poche frasi. Nove volte su dieci quello che leggo, e soprattutto scrivo paralizzato dall’eccessiva difficoltà del compito, si condensa sempre nelle solite tre parole a cui aggiungere il nome della località, e poco più: un saluto da…

Le cartoline di Fabio Deotto sono diverse. Mostrano un aspetto poco visibile di luoghi le cui immagini transitano maggiormente tra gli uffici postali di tutto il mondo. Questa raccolta di cartoline compongono i capitoli de “L’altro mondo, la vita in un pianeta che cambia” (Bompiani, 336 pagine, 19,00 €). Deotto è uno scrittore e giornalista, docente di scrittura creativa alla Scuola Holden di Torino e si occupa principalmente dell’intersezione tra cultura scientifica e umanistica. Ha una laurea in biotecnologie e ha pubblicato diversi romanzi, ma questa è la sua prima opera di non-fiction.

All’inizio del 2019 Deotto si è sentito fare una delle domande che ogni giornalista vorrebbe che gli venissero fatte: se potessi scrivere l’articolo che sogni da sempre, quale sarebbe? Lo scrittore rispose che avrebbe voluto fare un reportage su luoghi da cartolina che oggi sono più colpiti dalla crisi climatica, andando a vederli con i suoi occhi. A fargli quella domanda era stato il direttore di Esquire Italia che dopo aver sentito la risposta, decise di accontentarlo.

Così il giornalista ha visitato le Maldive, Miami Beach, la Louisiana e la Lapponia. Ha parlato con persone ed esperti di quei luoghi e ha visto con i propri occhi quanto poco rispecchino le immagini da cartolina che abbiamo tutti in mente. Il reportage è uscito a novembre del 2019, ma il suo autore non si è voluto fermare lì. Ha arricchito la sue esperienza con altre tappe. Quello che ha visto e le sue riflessioni a riguardo sono racchiuse in questo suo ultimo libro, che è un ibrido tra un diario di viaggio e un saggio sull’attualità della crisi climatica.

Cartoline sbiadite

Così, nel libro troviamo le Maldive, “un paese con la data di scadenza”, dove accanto alle isole-resort con spiagge candide e acque cristalline si trova Thilafushi, un’isola-discarica, o un’isola occupata interamente dalla capitale, Malè. Il tutto adagiato su un terreno fragile a pochi metri sul livello del mare, e fortemente minacciato dall’innalzamento del livello delle acque.

A Miami Beach (da non confondere con Miami, la prima è la città che sorge sull’isola di fronte alla città costiera in Florida), la situazione è simile. Qui però si è deciso di elevare tutte le strade di un metro per evitare che venissero continuamente sommerse. Questo per accontentare chi non vuole rinunciare di vivere a pochi passi dal mare. Contemporaneamente però, gli abitanti di questa città si stanno riversando nelle zone soprelevate di Miami, vicino alla ferrovia, dove vive la parte di popolazione meno abbiente. Questo causa un aumento del valore degli immobili, e degli affitti, con conseguenze gravi per chi vive in condizioni di precarietà economica. Anche questa è una conseguenza dei cambiamenti che stiamo provocando all’ambiente.

A Isle de Jean Charles, in Lousiana non lontano da New Orleans, invece è già troppo tardi. Negli ultimi anni il 98% del territorio sul quale era stato fondato un insediamento è finito sott’acqua costringendo l’intera popolazione a trasferirsi altrove. Tranne alcuni, che non accettano il trasferimento perché quella è casa loro, la terra dove sono nati.

Questi sono luoghi lontani, così l’autore ha deciso di vedere cosa accade più vicino a noi. In Lapponia, dove il villaggio di Babbo Natale vede la data delle nevicate spostarsi sempre più in avanti, ma anche in Italia. A Venezia, la città sta cercando di prepararsi a convivere sempre più spesso con l’acqua sempre più alta, adattandosi al problema piuttosto che arginandolo. Ma anche a Trieste dove, nel piazzale davanti alla stazione centrale, si radunano alcuni migranti il cui cammino è iniziato per motivi che non si può più ignorare siano connessi ai cambiamenti climatici.

Fabio Deotto ci mostra quindi come la realtà di questi luoghi sia distante dalle immagini che siamo abituati a vedere. E le cartoline li ritraggono sono, ormai, sbiadite.

La nostra finestra sul mondo

Ma l’autore nei suoi viaggi non ha solo osservato la situazione limitandosi a restituire una nuova immagine di questi luoghi idealmente da sogno. Ha fatto un passo in più. Ha raccolto le storie di persone comuni ed esperti per parlare, oltre che degli aspetti tecnico-scientifici di ciò che sta accadendo, anche di come le persone stanno affrontando la crisi. A ogni luogo associa delle riflessioni sulle persone e su di noi, come quelle che vorrei tanto trovare sul retro delle cartoline.

Deotto si è chiesto il perché noi esseri umani, di fronte a un rischio evidente ma intangibile come quello della crisi climatica, continuiamo a non fare nulla. Perché di fronte a un pericolo di questo tipo, non ci diamo una scossa e cerchiamo di tirarcene fuori? Quali sono i limiti cognitivi, culturali e biologici che ci rendono l’animale che siamo e che si comporta così?

L’autore cerca le risposte a queste domande nella biologia evolutiva, nella psicologia e nelle neuroscienze. Così impariamo che siamo una stirpe di fifoni evolutisi per scappare dai pericoli, non per affrontarli, ma che questa paura è un propellente formidabile se l’abbiamo delle cose giuste. Scopriamo anche che siamo affetti da bias di normalità, che ci induce a sottostimare le conseguenze di un evento catastrofico. E che siamo una specie nomade ma con pretese di stanzialità. Che abbiamo bisogno di controllo e quello che non riusciamo a manipolare, ci sfugge, ma forse una buona storia può aiutarci a capire meglio. E che abbiamo sempre più solastalgia, “la nostalgia di casa quando sei ancora a casa.”

Molti saggi sui cambiamenti climatici espongono il problema, poi le possibili soluzioni e infine fanno un appello affinché chi legge faccia qualcosa. Fabio Deotto invece cerca di raccontare delle storie, di “raccogliere una pluralità di sguardi” per evitare di avere una finestra troppo ristretta da cui guardare il mondo. Per questo, effettivamente, una cartolina è troppo poco.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Nicola De Bellis
Chimico dell'ambiente, Studente del master MCS. Seguo il basket NBA e, quando non sono in corso pandemie, ogni tanto viaggio lontano.