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Oscillazioni verso un mondo parallelo

CRONACA - Neutroni che non si trovano più, che forse oscillano e che magari ci forniscono qualche indizio sul mistero della materia oscura, la materia ‘mancante’ dell’Universo, di cui registriamo l’esistenza attraverso i suoi effetti gravitazionali ma di cui non conosciamo la natura. Un argomento non facile che è stato però ripreso e discusso molto da diversi siti internet – Universe Today e Science Blog per citarne un paio – nelle ultime settimane. Il motivo di tanta attenzione è la pubblicazione, in realtà non più così recente (aprile 2012), di un articolo scritto da Zurab Berezhiani e Fabrizio Nesti, due ricercatori dell’Università dell’Aquila: “Magnetic anomaly in UCN trapping: signal for neutron oscillations to parallel world?”, pubblicato sull’European Physical Journal C. Ecco di cosa si tratta: la ricerca prova a spiegare l’anomala sparizione di neutroni nel corso di un esperimento partendo dall’ipotesi che questi siano in grado di oscillare assumendo, per così dire, le sembianze di un’invisibile particella gemella. Invisibile perché si troverebbe in un mondo parallelo.

Niente UFO, sono pianeti

IL PARCO DELLE BUFALE - No, quelle due luci, intense e molto vicine, che vediamo nel cielo in questi giorno non sono degli UFO. Il 2012, ormai lo sappiamo, sarà un anno ricco di profezie temute da popoli passati e presentatori televisivi, quindi anche la presenza di due puntini luminosi in cielo può fomentare ipotesi fantasiose. Come afferma anche il titolo non siamo nel campo delle speculazioni complottiste su imminenti invasioni aliene, ma cerchiamo solo di spiegare con velato rigore scientifico un fenomeno che incuriosisce parecchio ovvero le congiunzioni planetarie. Ecco che ci risiamo, parlare di congiunzioni planetarie ci rammenta di curiosi personaggi, spesso vestiti in modo bizzarro, che dalla posizione dei pianeti in cielo ci descrivono come andrà la settimana, mi dispiace ma nemmeno di questo si sta parlando, qui si narra di pianeti e della loro posizione in cielo.

La trama del cosmo secondo Planck

CRONACA - Verranno presentati oggi a Bologna, al convegno internazionale dal titolo “Astrophysics from the Radio to Sub-Millimetre. Planck and other Experiments in Temperature and Polarization”, i nuovi risultati astrofisici ottenuti dalle osservazioni del cosmo da parte del satellite Planck, un telescopio spaziale con il compito di mappare il cielo per riprendere l’immagine più dettagliata possibile della Radiazione Cosmica di Fondo, l’eco del Big Bang. Il satellite Planck è il frutto di una collaborazione internazionale che vede coinvolte numerose agenzie spaziali internazionali, come la NASA, ESA (European Space Agency) ma anche l’Agenzia Spaziale Italiana.

Franco Pacini

« Come fai a fare un altro lavoro, quando puoi fare l'astronomo? » (Franco Pacini, Sezze 16 Febbraio 2009, Auditorium Costa) CRONACA - Con queste parole ci piace ricordare Franco Pacini, uno degli scienziati italiani di fama internazionale che ha portato un grande contributo all’astrofisica, che ci ha lasciato questa mattina. Nella sua vita si è occupato di astrofisica teorica e delle alte energie,e ha dato un contributo fondamentale nella comprensione delle stelle pulsar: oggetti stellari pulsanti che si formano negli stadi finali della vita di stelle massicce in fase di collasso. Pacini ha anche studiato la complessità di oggetti lontanissimi come i quasar e le strutture galattiche compatte associate ai nuclei galattici attivi.

Kepler-20f e Kepler-20e: gemelli e terrestri

CRONACA - Il Telescopio Spaziale Kepler osserva per la prima volta due pianeti di taglia terrestre. Kepler-20f e Kepler-20e non sono però pianeti uguali alla Terra, infatti orbitano a pochi milioni di chilometri dalla stella Kepler-20 e sulle loro superfici si raggiungono temperature molto elevate.

Battuto il record

CRONACA - Il campione dell'universo ha appena perso il titolo: sono stati identificati ben due buchi neri con masse superiori a quello che sta al centro della galassia Messier 87, nell'ammasso della Vergine. 6,3 miliardi di volte la massa del nostro Sole sembrava uno sproposito. Fino a ieri. Nature anticipa un sensazionale lavoro di Nicholas McConnell, Ching Pei Ma e altri astrofisici dell'università della California a Berkeley. Hanno trovato un buco nero 9,7 miliardi di volte più massiccio del Sole in NGC 3842, la galassia più luminosa di un ammasso a 98 megaparsec dalla redazione di Oggi Scienza, e uno ancora più grosso in NGC 4889, una galassia idem nell'ammasso della Chioma. A 103 megaparsec dalla porta d'ingresso. E' stata una mega sorpresa. Entrambi i buchi

Antenne puntate sull’Universo

CRONACA -È ancora in costruzione, ma è già diventato il più grande, costoso e complesso osservatorio astronomico al mondo. Inaugurato ufficialmente una settimana fa, a 5.000 metri di altitudine sull’altopiano di Chajnantor in Cile, l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) ha dato il via alle prime osservazioni mettendo in funzione circa un terzo delle 66 antenne paraboliche previste dal progetto. Per ora le 19 parabole, dal diametro di 7 e 12 metri, sono separate al massimo da una distanza di 125 metri l'una dall'altra, ma quando saranno tutte posizionate tale distanza potrà raggiungere i 16 chilometri, come è possibile vedere nell’infografica interattiva realizzata dal Guardian

Telescopio cerca sponsor

POLITICA - Non c'è pace, sembra, per Vst (Vlt Survey Telescope), il grande occhio italiano che dalla cima del Cerro Paranal, in Cile, ha appena iniziato a gettare lo sguardo nell'immensità dei cieli del sud. Era giugno scorso quando, dopo oltre 10 anni di lavori, 15 milioni di euro investiti e disastrosi incidenti di percorso eroicamente superati, lo scalognato telescopio spalancava la sua pupilla da 2,6 metri di diametro. Le prime immagini, riprese con il suo obiettivo esagerato da 268 mega-pixel, sono mozzafiato. Gli astronomi gongolano. Finalmente le aspettative della comunità scientifica e gli sforzi di tante persone dedicatesi alla costruzione del Vst sono ripagati. Si brinda. Passano pochi mesi (io nel frattempo ho lasciato la redazione di Media Inaf, dove seguivo da vicino le vicende dell'astronomia nazionale e non solo), e leggo un articolo che non lascia presagire niente di buono: “L'Italia non ha soldi per interpretare i dati dal nuovo telescopio in Cile”. È su Science online, e riprende in realtà un allarme lanciato da L'Espresso qualche settimana prima. Ma come? Non ha fatto in tempo a entrare in funzione che già Vst potrebbe dire addio alle stelle (della serie, è stato breve ma intenso)? POLITICA - Non c'è pace, sembra, per Vst (Vlt Survey Telescope), il grande occhio italiano che dalla cima del Cerro Paranal, in Cile, ha appena iniziato a gettare lo sguardo nell'immensità dei cieli del sud. Era giugno scorso quando, dopo oltre 10 anni di lavori, 15 milioni di euro investiti e disastrosi incidenti di percorso eroicamente superati, lo scalognato telescopio spalancava la sua pupilla da 2,6 metri di diametro. Le prime immagini, riprese con il suo obiettivo esagerato da 268 mega-pixel, sono mozzafiato. Gli astronomi gongolano. Finalmente le aspettative della comunità scientifica e gli sforzi di tante persone dedicatesi alla costruzione del Vst sono ripagati. Si brinda. Passano pochi mesi (io nel frattempo ho lasciato la redazione di Media Inaf, dove seguivo da vicino le vicende dell'astronomia nazionale e non solo), e leggo un articolo che non lascia presagire niente di buono: “L'Italia non ha soldi per interpretare i dati dal nuovo telescopio in Cile”. È su Science online, e riprende in realtà un allarme lanciato da L'Espresso qualche settimana prima. Ma come? Non ha fatto in tempo a entrare in funzione che già Vst potrebbe già dire addio alle stelle (della serie, è stato breve ma intenso)?

Spazio ossigenato

CRONACA - Sulla Terra, il perossido di idrogeno gioca un ruolo chiave nella chimica dell'acqua e dell'ozono, componenti dell'atmosfera del nostro pianeta. Ora è stato trovato anche nello spazio, da astronomi che lavorano al telescopo cileno Apex, gestito dall'Osservatorio meridionale europeo. Apex (Atacama Pathfinder Experiment) è situato nella piana di Chajnantor, a 5000 metri di altitudine, nelle Ande cilene (per avere un'idea di che razza di posto sia, cliccate qui): grazie al potente strumento, gli astronomi del gruppo hanno osservato una regione della nostra galassia vicina alla stella Rho Ophiuchi, a circa 400 anni luce di distanza da noi. La regione contiene nubi di gas e polveri cosmiche, a una temperatura molto bassa (attorno ai -250 ºC) e a una densità elevata, e in cui stanno nascendo nuove stelle. Le nubi sono in larga parte fatte d'idrogeno, ma contengono tracce di altre sostanze chimiche, e sono oggetti di studio ideali per gli astronomi a caccia di molecole nello spazio. Telescopi come Apex, che fanno osservazioni di luce di lunghezze d'onda millimetriche e inframillimetriche, sono perfetti per rivelare i segnali di queste molecole.

Quando Giove era al posto di Marte

CRONACA - Un nuovo scenario, che descrive una tappa-chiave nella formazione del sistema solare, è stato proposto da una collaborazione franco-statunitense, che include ricercatori del Cnrs (il Cnr francese) e delle università di Nizza e Bordeaux. Secondo questo modello, Giove sarebbe migrato verso il Sole, e più esattamente verso la posizione in cui è oggi Marte, prima di cominciare un'ulteriore migrazione verso l'esterno e raggiungere la sua posizione attuale, molto più lontana dal Sole. Attraverso il nuovo modello, i ricercatori spiegano sia la formazione della cintura di asteroidi sia la differenza di dimensioni tra i pianeti terrestri (Mercurio, Venere, Terra e Marte). Il gruppo sta ora cercando d'includere in questo scenario Urano e Nettuno, i pianeti del sistema solare più distanti dal Sole. Lo studio è pubblicato sul sito web di Nature (mentre la pubblicazione dell'articolo su carta è prevista per luglio 2011)
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