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Invece del tonno rosso

CUCINA - Robert Condon e altri biologi americani, canadesi e francesi hanno studiato per anni le comparse di due specie, rappresentative dell'intera famiglia, nell'estuario della York River, baia di Chesapeake. Ne hanno messe in vasca e analizzato il flusso energetico, cioè il tasso di carbonio, assorbito e riemesso sia da loro che dai batteri ai quali s'accompagnano di solito, dei gamma-proteobatteri, antichi anch'essi e finora piuttosto rari. La Mnemiopsis leidyi e la Chrysaora quinquecirrha, già note per aver depauperato la biodiversità in altri estuari, trasformano l'energia del plancton di cui si nutrono in una biomassa gelatinosa che toglie l'appetito a qualunque predatore. Il carbonio contenuto nel plancton, sottratto ai pesci e ai frutti di mare, quindi alla dieta umana, viene riemesso dalle meduse nel proprio muco a beneficio esclusivo dei batteri di compagnia che, in loro presenza, lo metabolizzano sei volte più in fretta. Ma lo usano per respirare, invece che per crescere e moltiplicarsi, quindi rigurgitano sotto forma di CO2. La produzione del gas serra è notevole. Negli esperimenti in vasca, le meduse rilasciavano da 25 a 30 volte più carbonio che azoto, mentre nella materia organica marina il rapporto normale è di sei a uno.

Spirito mauriziano

VIAGGI - Angolo di paradiso affacciato al mare? Acque blu cobalto? Spiagge incantevoli di sabbia bianca? Sì, anche questa è Mauritius, ma non solo. Se ci si sposta di pochi chilometri e dalla costa ci si addentra verso l'interno dell'isola, allora là sì che la vera anima di Mauritius vi apparirà in tutta la sua naturale bellezza: foreste lussureggianti, cascate meravigliose, le famose “terre colorate” di Chamarel, il Black River Gorges Nationl Park, i villaggi e i templi indù, ed anche una popolazione di macachi in libertà. Al nord enormi distese di canne da zucchero e zuccherifici, al sud le piantagioni e le fabbriche di tè costituiscono la base dell'economia dell'isola, ma, purtroppo, concorrono anche alla distruzione di piante endemiche e di animali che ormai vivono confinati nella riserva naturale dell'Ile aux Aigrettes, un'isolotto protetto al largo di Blue Bay.

Arrampicare in montagna stando attenti alla biodiversità

AMBIENTE - È tarda mattina, il sole riscalda in pieno la falesia nel massiccio del Giura in Baviera, ma ormai i rocciatori sono in cima. Appagati dall'arrampicata, si preoccupano di raccogliere le corde e di prepararsi per la discesa. Ma si saranno anche preoccupati della flora che hanno incontrato lungo la parete? E comunque, perchè avrebbero dovuto? In fondo si sono solamente dedicati all'arrampicata, un'attività che tutti noi definiremmo molto faticosa, ma certamente “amica” dell'ambiente. In verità, sembra non essere proprio così, almeno leggendo l'articolo pubblicato sul Journal of Applied Ecology dai biologi Frank Vogler e Christoph Reisch dell'Istituto di Botanica dell'Università di Regensburg in Germania. Da una parte abbiamo i monti del Giura, con pareti disseminate di vie da scalare e cime raggiungibili solo arrampicandosi sulla nuda roccia; dall'altra, una piccola pianta sempreverde, Draba aizoides, originaria dell'Europa e del Caucaso, il cui ultimo habitat europeo è appunto rappresentato dalla catena montuosa del Giura.

Biodiverso e conveniente: complesso, ma possibile

SOCIETÀ - Non solo: secondo il gruppo, quando agli abitanti di un'area forestale è permesso di stabilire le regole sulla gestione dell'ambiente in cui vivono, è più probabile che questo produca maggiori benefici economici per le famiglie, e che sia anche caratterizzato da una maggiore biodiversità. Lauren Persha, Arun Agrawal e Ashwini Chhatre hanno raccolto dati di più di ottanta siti forestali in sei paesi tropicali, per testare come la partecipazione locale si rifletta sui benefici economici e sociali tratti dalle foreste. I benefici sociali includono l'accesso ai prodotti della foresta a cui si affidano le famiglie per la loro sussistenza, come legna da ardere, mangime per il bestiame e legname per le abitazioni. Il principale beneficio economico è una maggiore biodiversità nelle foreste tropicali. I risultati del gruppo sono stati pubblicati sull'ultimo numero di Science.

Ancora minacce per le barriere coralline mondiali

MARE - Sono state paragonate ai canarini che un tempo venivano usati nelle miniere di carbone come sistema di allarme poichè la presenza di gas tossici avrebbe ucciso loro prima dei minatori. Sono le barriere coralline, un importante indicatore dello stato di salute dei nostri oceani, che come canarini in presenza di monossido di carbonio stanno diventando sempre più morte e silenziose. Secondo Reefs at Risk Revisited, il più recente ed esaustivo aggiornamento sullo stato di salute di questo ecosistema marino, più del 60% delle barriere coralline mondiali è attualmente minacciata dalla pesca eccessiva, dallo sviluppo non controllato dell'edilizia costiera e dall'inquinamento. A livello locale, le azioni più invasive sono rappresentate dall'uso di esplosivi per la pesca, dall’ingresso nelle acqua marine di eccessivi sedimenti dovuti a deforestazione e dalla cattiva gestione del territorio, da cui consegue un input eccessivo di nutrienti originati dall'agricoltura e di materiali tossici

Sorridi giaguaro, sei su Candid Camera

NOTIZIE - Uno degli strumenti usati dai biologi per monitorare la biodiversità negli ambienti naturali sono le “motion triggered camera traps”, delle telecamere mimetizzate nell’ambiente naturale che si attivano nel momento in cui i sensori di cui sono dotate percepiscono un movimento (presumibilmente imputabile a un animale. Grazie a questi dispositivi i biologi possono avere un’idea delle specie che frequentano un’area, dei loro comportamenti e dello stato di salute, il tutto senza essere troppo intrusivi nei confronti dell’ambiente. L’istituto Smithsonian (un’organizzazione enorme, che fa ricerca ed educazione e che comprende un complesso museale senza pari – 19 musei, uno zoo e un gran numero di musei affiliati in tutti gli Sati Uniti ma non solo) ha da pochissimo messo a disposizione un enorme database di immagini e video (più di 200.00 “pezzi”) raccolti proprio da queste telecamere, per offrire al pubblico una panoramica della ricerca sulla biodiversità, oltre che delle splendi immagini (o almeno interessanti da punto di vista naturalistico) in cui sono ritratte molte specie rarissime, come per esempio il giaguaro del Perù, il leopardo della neve cinese, e molto altro.
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