Gli scienziati del Machine Perception Laboratory dell'Università della California di San Diego studiano con un robot l'apprendimento delle espressioni del viso
Questa mappa topografica del Polo Sud lunare è stata realizzata dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, usando i dati raccolti dalla stazione Goldstone Solar System Radar del Deep Space Network, situato nel Deserto del Mojave in California
Gli scienziati del Karolinska Institutet e dell'Università di Linköping hanno compiuto i passi fondamentali per creare la prima cellula nervosa artificiale che comunica con quelle naturali attraverso i neurotrasmettitori
Quarant'anni dopo il primo sbarco gli scienziati discutono se tornare sulla Luna oppure no. Nel 2004, durante l'amministrazione George W. Bush, la Nasa dichiarò di voler riportare l'umanità sul suolo lunare entro il 2020. Ma la comunità scientifica non è tutta dello stesso parere. Tornare richiederebbe grandi finanziamenti e qualcuno pensa che forse sia meglio puntare direttamente alla colonizzazione del Pianeta Rosso, dove l'uomo, e la donna, non hanno ancora messo piede. Convinto sostenitore di un ritorno alla Luna è Roberto Vittori, astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea, il primo cosmonauta italiano, ovvero il primo italiano a salire sulla capsula russa Soyuz, dove ha viaggiato per ben due volte: nel 2002 con la missione Marco Polo, e nel 2005 con la missione Eneide. Attualmente Vittori è a Houston in addestramento per la sua prossima missione sulla Stazione Spaziale Internazionale che, secondo gli accordi tra l'Agenzia Spaziale Italiana e la NASA, avverrà a bordo dello Space Shuttle nel 2010, per poi tornare sulla Soyuz nel 2013
Perfetto il volo dell'Apollo 11: così titolava il quotidiano "Il corriere della sera" giovedì 17 luglio 1969. Continua la carrellata di prime pagine d'epoca sulla conquista della Luna di OggiScienza
Crediti: NASAUna metodologia usata nelle perforazioni petrolifere cambia faccia e viene applicata all'esplorazione lunare. Flavio Poletto, responsabile del gruppo SERE dell'Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, OGS, di Trieste, ci spiega le applicazioni alla ricerca lunare di Seisbit, una metodologia sismica usata durante la perforazione di pozzi che serve a ottenere un'immagine degli strati inferiori del suolo. Battezzata Moonbit, questa tecnologia potrà essere impiegata per osservare il sottosuolo lunare durante le previste perforazioni che verranno condotte fino alla profondità di tre metri per ottenere dati minerari – anche per cercare tracce di elio 3, una possibile fonte energetica del futuro – e per la costruzione di basi operative. E dopo la Luna, Moonbit un giorno potrebbe anche partire per Marte