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A caccia di nubi vulcaniche

LA VOCE DEL MASTER - Lo scorso 15 dicembre il Servizio geologico statunitense (USGS) ha annunciato la creazione di un sistema di allerta basato sui dati del World Wide Lighting Location Network (WWLLN), una rete globale di osservazione dei fulmini coordinata dall'Università di Seattle. Il battesimo del fuoco è avvenuto il 27 ottobre scorso, quando il sistema è stato in grado per la prima volta di preannunciare un'eruzione vulcanica non ancora osservata: ha infatti registrato un'insolita concentrazione di fulmini presso il vulcano Šiveluč, in Kamčatka, circa un'ora prima che i tradizionali satelliti meteorologici individuassero una nube vulcanica nella regione. Fino ad allora, la nuova metodologia era stata applicata solo all'analisi di dati storici.

Prevedere i temporali

NOTIZIE - Fa caldo, in cielo non c’è una nuvola. Ok, è il momento di prendere la bici e farsi quel bel giro che rimandavate da tempo. Peccato che proprio quando vi trovate nel bel mezzo del nulla, una ventina di chilometri da casa, in una sperduta stradina in mezzo ai boschi, il rombo di un tuono vi risveglia dall’idillio. In pochi minuti, zuppi, state maledicendo il meteo che non aveva fatto cenno a questa possibilità. Almeno vi sareste portati dietro la cerata. I temporali però sono la bestia nera dei metereologi: sono difficili da prevedere e soprattutto è difficile stimarne in anticipo l’intensità. Non sarebbe bello invece avere un servizio in grado di avvisarvi, anche nel giro di poche ore, dove, quando e quanto forte sarà il temporale (magari grazie a un applicazione del vostro cellulare)? Chan-Yi Liu, , un ricercatore dell’Università del Winsconsin, suggerisce di guardare alla faccia superiore dell’atmosfera, e non solo a quella inferiore, come si è fatto finora. Questo potrebbe migliorare decisamente le nostre capacità predittive rispetto ai temporali, ha dichiarato lo scienziato all’ultimo recente meeting dell’American Geophysical Society.

Dune controcorrente su Titano

METEO - I modelli di studio base realizzati dalla European Space Agency (ESA) sulla circolazione atmosferica – modelli utilizzati correntemente e ormai considerati consolidati – mostrano che i venti sulla superficie di Titano soffiano in direzione est-ovest intorno alla cintura equatoriale. Nel 2005, però, la sonda Cassini, sviluppata dalla NASA, ha ottenuto le primissime immagini del satellite di Saturno rivelandoci grandi dune di sabbia scura che coprono almeno il 20% della superficie e lasciandoci vedere che queste colline sabbiose si disponevano sulla superficie nella direzione opposta a quella prevista. Ma allora come spiegare l'orientamento delle dune rispetto al modello dei venti titanici? Il paradosso di Titano è stato spiegato da Tetsuya Tokano, ricercatore all'Università di Cologna, che ha realizzato un nuovo modello risolutivo, spiegando la questione in un articolo pubblicato su Aeolian Research: pare, infatti, che i cambiamenti stagionali possano avere effetto sulla direzione dei venti. Nonostante i venti siano generalmente provenienti da est, in prossimità di ogni equinozio si sviluppa una fortissima raffica di vento che, soffiando da ovest, sposta la sabbia ed è quindi il responsabile dell'orientamento “anomalo” delle dune

Elfi e spiritelli nella tempesta

NOTIZIE - Durante una tempesta nell'atmosfera possono aver luogo fenomeni luminosi di varia natura. In particolare in uno studio pubblicato da poco sulla rivista Journal of Geophysical Research, Joan Montanyà, del Dipartimento di energia elettrica all'Università politecnica della Catalogna, in Spagna, e colleghi hanno sudiato i fenomeni tipici della mesosfera (fra 50 e 85 chilometri di altezza) noti col nome di sprites (spriritelli) ed elves (elfi): i primi hanno uno svolgimento verticale, assomigliano a delle grosse carote di colore rossiccio, i secondi invece sono degli anelli luminosi che si espandono orizzontalmente alla velocità della luce.
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