Ispirata dai teorici del libero mercato, la redazione ha steso una bozza di legge sui cervelli in fuga che consente di eliminare spese inutili, fare cassa, ridurre il deficit dello Stato e garantire il benessere delle generazioni future.
POLITICA - Quel pericoloso manipolo di sovversivi che è il CUN, qualche giorno fa ha pubblicato un documento che denuncia le criticità del sistema universitario italiano. Consiglio di leggerlo, è scritto bene e non nel burocratese che ci si aspetterebbe da un organo istituzionale con funzioni consultive per il MIUR (il cui compito, insomma, è esprimere pareri). Il ministro Profumo ha sollevato subito una polemica sul dato che riguarda il calo delle immatricolazioni, ma è un po' come guardare il dito quando ti indicano la Luna (ciritica che ROARS ha subito smontato).
Non che non sia importante, eh, il dato sul numero di iscritti. Ma alla fine è il sintomo e non la causa della malattia terminale che affligge il nostro sistema universitario, non ci si può concentrare solo su quello.
La situazione appare "terminale" nelle parole del CUN stesso. Così infatti si apre il documento:
Il Consiglio Universitario Nazionale ritiene che tali emergenze, se non affrontate immediatamente con attenzioni e con soluzioni adeguate, informate e consapevoli, condurranno a una crisi irreversibile, in conseguenza della quale gli Atenei e le Comunità Accademiche non saranno più in condizione di assolvere i propri compiti istituzionali, di procedere alla formazione delle giovani generazioni, di promuovere la ricerca scientifica e di contribuire al contempo allo sviluppo e alla diffusione della cultura, valore costituzionalmente elevato a principio fondamentale della nostra Repubblica
"Crisi irreversibile", non so se mi spiego (ho una figlia alla materna, mi toccherà assumere un precettore?)
L'Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) e il ministro Profumo fanno discutere nelle gazzette e nel Parlamento. Riassumiamo i fatti e ospitiamo il commento lievemente incavolato del presidente del CNISM.
Nelle prime puntate il "professor" Cardone e i suoi colleghi scoprono un fenomeno in grado di produrre energia pulita da scorie nucleari, prevedere i terremoti, travolgere i "modelli attuali del ciclo del carbonio" e salvare il mondo in generale. Nella terza alcuni ricercatori scrivono al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca scientifica per avere lumi.
POLITICA - Per chi rientra in questi giorni dalle ferie estive, la sorpresa è tanta. Il panorama della ricerca italiana, nel giro di una settimana, ha cambiato volto. Non c'è praticamente più nessuno al timone dei centri di ricerca di quanti erano alla guida fino a dieci giorni fa, e da ormai diverso tempo. Sabato 13 agosto, mentre la maggior parte della gente era a mollo in riva al mare o in vacanza da qualche parte, nelle stanze dei bottoni di Viale Trastevere il ministro dell'Istruzione, università e ricerca, Mariastella Gelmini, sfidava la canicola approvando l'atto finale della manovra di riordino degli enti, avviata nel 2007 dall'allora presidente del consiglio Prodi. Nomi nuovi, per lo più scienziati di spicco, un po' più giovani (età media 60 anni, anziché 69). Due donne, per la prima volta. Il ricambio era atteso, anche se l'operazione è stata finalizzata con una tempistica spiazzante. Proprio a ridosso di ferragosto. Non esattamente il momento in cui si gode della massima attenzione pubblica, e neppure quello più consono per consentire ai presidenti uscenti di congedarsi. Undici in tutto gli istituti riformati.