POLITICA – Quel pericoloso manipolo di sovversivi che è il CUN, qualche giorno fa ha pubblicato un documento che denuncia le criticità del sistema universitario italiano. Consiglio di leggerlo, è scritto bene e non nel burocratese che ci si aspetterebbe da un organo istituzionale con funzioni consultive per il MIUR (il cui compito, insomma, è esprimere pareri). Il ministro Profumo ha sollevato subito una polemica sul dato che riguarda il calo delle immatricolazioni, ma è un po’ come guardare il dito quando ti indicano la Luna (critica che ROARS ha subito smontato).
Non che non sia importante, eh, il dato sul numero di iscritti. Ma alla fine è il sintomo e non la causa della malattia terminale che affligge il nostro sistema universitario, non ci si può concentrare solo su quello.
La situazione appare “terminale” nelle parole del CUN stesso. Così infatti si apre il documento:
Il Consiglio Universitario Nazionale ritiene che tali emergenze, se non affrontate immediatamente con attenzioni e con soluzioni adeguate, informate e consapevoli, condurranno a una crisi irreversibile, in conseguenza della quale gli Atenei e le Comunità Accademiche non saranno più in condizione di assolvere i propri compiti istituzionali, di procedere alla formazione delle giovani generazioni, di promuovere la ricerca scientifica e di contribuire al contempo allo sviluppo e alla diffusione della cultura, valore costituzionalmente elevato a principio fondamentale della nostra Repubblica
“Crisi irreversibile”, non so se mi spiego (ho una figlia alla materna, mi toccherà assumere un precettore?).
Qui di seguito un riassunto delle criticità elencate nel documento del CUN:
Fanalino di coda nei finanziamenti: secondo i dati OCSE siamo 35esimi sui 37 paesi considerati in spesa per l’educazione terziaria – in rapporto al PIL (1% rispetto alla media UE di 1,5%)
Particolarmente interessante è questo grafico, che parla da sé:
Al momento il Fondo di Finanziamento Ordinario FFO (l’entrata principale delle università italiane) è inferiore alle spese fisse a carico degli atenei.
Percentuale di laureati: siamo 34esimi su 36 paesi considerati (dati OCSE). Fra 30-34 anni di età solo il 19% della popolazione ha una laurea (la media europea corrispondente è del 30%)
Spesa per studente: sorpresa! I nostri studenti sono sempre meno, ma non perché sono costosi, anzi. Uno studente italiano in media costa il 31% in meno della media europea. In forte flessione i contributi per le borse di studio (nel triennio 2009-2011 si è passato da un’erogazione che copriva l’84% degli aventi diritto al 75%)
Immatricolazioni: ecco il dato che ha stizzito Profumo, le immatricolazioni (badate bene, non le iscrizioni: una persona si immatricola di solito una volta, a meno di un cambio di ateneo, a fronte di potenziali diverse iscrizioni, se cambia facoltà per esempio) sono passate da 338.482 nel 2003-2004 a 280.144 nel 2011-2012, per una perdita totale di circa 58.000 unità (dati MIUR). Secondo i dati OCSE su 35 paesi in esame siamo 25esimi per la percentuale di giovani che si immatricolano
Studenti inattivi: il numero di fuoricorso resta consistente, circa il 33% degli iscritti. C’è un gran numero inoltre di studenti inattivi (che non stanno acquisendo crediti formativi) e cioè ben il 17,3%
L’offerta formativa è in costante declino. Il numero di corsi di studio è passato da circa 5.500 nel 2007-2008 a meno di 4.500 nel 2012-2013. Anche la formazione post-laurea soffre: i giovani sono poco interessati al dottorato, anche se poi in termini di dottorati conseguiti siamo in linea con la media europea. La cosa triste è che un gran numero di dottorandi non riceve borsa di studio (una piaga che poco più di dieci anni fa non esisteva). Così scrive a tal proposito il documento:
Dal 2007 in poi il numero di borse di dottorato, e di conseguenza di posti disponibili e di iscritti, è diminuito progressivamente. Inoltre, il quasi totale blocco delle assunzioni di ricercatori che si è verificato, per lungo tempo, a livello accademico e l’incapacità di valorizzare il titolo di terzo livello sia da parte della Pubblica Amministrazione sia da parte del sistema produttivo, hanno comportato che un numero progressivamente maggiore di dottori di ricerca si sia trasferito all’estero.
Numero di professori: è in costante calo e si è ridotto del 22% in soli sei anni
Rapporto docenti/studenti: la media rilevata dall’OCSE è di 15,5 studenti per docente, in italia è di 18,7 (nonostante il calo delle immatricolazioni)
“Precariato della ricerca”: la situazione professionale dei ricercatori è drammatica. I ricercatori versano in una situazione di precarietà diffusa, fra assegni di ricerca e contratti a tempo determinato. Il problema poi è che i numeri
appaiono incompatibili con il modello di reclutamento previsto dalla legge stessa e implicano l’espulsione dal sistema della maggior parte degli assegnisti anziani.
per via della riforma che li vuole espulsi se dopo un tot di anni non arrivano a una carica permanente (e come in questo sistema allo sfacelo?)
Numero di ricercatori procapite: la media nazionale è di 4 ogni 1000 abitanti contro i 7 ogni 1000 della media UE( dati OCSE)
PRIN: il finanziamento per i Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale è costantemente diminuito dai 100 milioni di euro assegnati nel 2008 e nel 2009 a progetti biennali (media per anno di progetto pari a 50 milioni euro) si è passati allo stanziamento di 170 milioni di euro cumulativi per il biennio 2010-2011 (ovvero 85 milioni di euro per anno), ma per progetti triennali (media per anno di progetto pari a 28 milioni di euro), per giungere a meno di 40 milioni euro nel 2012, sempre per progetti triennali (media per anno di progetto pari a 13 milioni di euro). Questi decurtamenti si sommano a quelli già descritti sul FFO
Il CUN denuncia anche la scarsa trasparenza sui dati e il caos generato con i provvedimenti amministrativi sulle autonomie degli atenei.
Dunque, ministro Profumo, se il dato sulle immatricolazioni (che c’è anche se ha voluto minimizzarlo) le è sembrato in questo momento il problema più importante, non è che darebbe un’occhiata anche al resto?
(PSSST! Se non ne avete abbastanza e volete sbizzarrirvi ancora un po’ sul fronte finanziamenti consiglio anche questo post sul blog di Silvia Bencivelli)
PS: come mi fa notare un esimio collega (e anche maestro), le statistiche delle classi fra l”83 e il ’94 (“quelli che sono all’università adesso”) mostrano un drastico calo con una perdita di 80mila unità… dunque il battibecco sul calo delle immatricolazioni potrebbe essere completamente vacuo, anche se non per i motivi addotti dal ministro. Quello che mi premeva far emerger, sia chiaro, è che il dibattito sulle immatricolazioni è poco rilevante, a fronte di un quadro drammatico su tutta la linea…
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