Nel 2000 il filosofo John Searle ha dichiarato che è arrivato il momento di studiare la coscienza come fosse un qualsiasi altro fenomeno biologico. Ma quali possono essere i correlati biologici della coscienza?
Il linguaggio e la capacità di creare strumenti sono controllati dalla stessa area cerebrale, e si sono evoluti contemporaneamente. Sono le conclusioni di uno studio condotto da due ricercatori dell’Università di Liverpool, l’archeologa Natalie Thaïs Uomini e lo psicologo Georg Friedrich Meyer.
Chiunque avrà provato la spaesante sensazione di perdersi, di non riconoscere la strada per tornare o la vertigine di non riconoscere la direzione. Negli animali il sistema di cellule che aiutano a individuare il percorso era già stato descritto, ma oggi qualcosa di analogo è stato osservato nel cervello dell’uomo.
Lanciarsi a occhi aperti nell’esplorazione sembra essere ancora il modo migliore per imparare. Un team di ricercatori dell’università di Stanford suggerisce oggi di ribaltare la dinamica dell’apprendimento classica secondo cui gli studenti imparano di più e meglio cominciando a leggere autonomamente qualche testo su un argomento prima di affrontarlo in classe. Secondo alcuni recenti risultati – pubblicati sulla rivista IEEE Transactions on Learning Technologies - quando invece l'ordine viene invertito, cioè quando il primo contatto con un argomento nuovo avviene insieme in classe tramite strumenti innovativi, le performances degli studenti migliorano significativamente.
Un gruppo giapponese è riuscito a rendere trasparenti i materiali biologici. Sperimentato con successo su cavie, si spera possa servire a studiare in grande dettaglio i circuiti neurali dell'uomo.
“Non conosco nessuno sprovvisto di cervello. È un organismo molto utile. Anche chi perde la testa se ne serve tutti i giorni... Paradossalmente, siamo perfettamente in grado di usarlo pur non sapendo davvero come funzioni. Certo, tutti abbiamo una vaga idea di cosa sia: è costituito da due emisferi, a loro volta composti da neuroni che generano segnali elettrici e la cui attività ci permette di svolgere le nostre molteplici azioni quotidiane. Ma a parte questo? Si può ridurre a così poco una struttura che è stata descritta come l'entità più complessa dell'universo? Ovviamente no, lo capite anche voi...”
C’è chi passa due ore ogni giorno sotto la doccia per la costante sensazione di essere sporco, c’è chi non riesce ad allontanarsi da casa per il bisogno di chiudere ripetutamente la porta, c’è chi ha bisogno di scusarsi in continuazione, di sistemare le penne in maniera simmetrica o di dover rifare centinaia di volte il caffè alla macchinetta per il terrore che sia avvelenato.
LA VOCE DEL MASTER - Gli animali sembrano essere in grado di apprezzare la bellezza dell’arte e della musica tanto quanto noi. Un bel canto o abilità particolari possono dunque risultare fattori determinanti per la sopravvivenza, non solo per gli esseri umani ma anche per altre specie. I lamenti d’allarme e i canti delle scimmie, le costruzioni a pergolato degli uccelli giardinieri e le imitazioni canore dell’uccello lira, hanno contribuito a demolire quel piedistallo sul quale tendiamo a porci rispetto agli altri animali quando si parla di arte e percezione della bellezza. Se un pappagallo è in grado di apprezzare una canzone quanto un essere umano, rallegrandosi del ritmo e gorgheggiando la sua felicità, chiaramente la sensibilità artistica che un tempo si pensava nostra prerogativa non è più così unica. Ne abbiamo parlato con Cinzia Chiandetti, neuroscienziata e ricercatrice nell’ambito della cognizione animale.
Avete mai fatto caso a quanto tempo vi serve per fare un calcolo a mente, a quante volte riuscite a dare la soluzione corretta o a quanta fatica si faccia a fare simili operazioni?
Riuscire ad elaborare i dati necessari a un calcolo matematico a mente è una delle operazioni più complesse che possiamo affidare al nostro cervello e non sempre la soluzione arriva corretta ... quando arriva. Prestazione migliorabili? Secondo Roi Cohen Kadosh dell’Università di Oxford sembrerebbe proprio di si.