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A favore della nonna

COSTUME E SOCIETÀ - Su Nature Scientific Reports, Vasyl Palchykov, Kimmo Kaski, Janos Kertész, Albert-László Barabási e Robin Dunbar (tre superstar) si occupano di Differenze sessuali nei rapporti intimi. Con un lavoro di data mining, confermano l'ipotesi secondo la quale alcune primate si sarebbero evolute per vivere oltre la menopausa, così da assistere le proprie figlie e migliorare il tasso di sopravvivenza dei discendenti. L'antropologo Robin Dunbar voleva verificare la (discussa) ipotesi della nonna nata dall'osservazione che, nelle specie monogamiche e in particolare fra i primati, passato il periodo riproduttivo le femmine spostano il proprio investimento affettivo dal partner alle figlie e ai nipotini, e contribuiscono così al loro benessere e alla diffusione dei propri cromosomi X

Beato te, contadino

GRICOLTURA - Se bazzicate su Facebook da almeno un anno appartenete a due categorie: quelli che con compulsività hanno tempestato gli amici richiedendo di diventare vicino di stalla o quelli che hanno mandato a quel paese gli amici ossessionati da Farmville. Ora (almeno per gli utenti inglesi) c’è un’alternativa reale al celeberrimo browser game, con tanto di letame, vacche, ortaggi e soldi veri. Si chiama MyFarm, ed è un grande esperimento per trasferire le logiche sociali del web alla produzione agricola vera e propria. Il luogo fisico è la fattoria di Wimpole Estate, nel Cambridgeshire, ma a gestirla sono circa diecimila utenti da casa, senza il rischio di sporcarsi le mani o annusare spiacevoli odori (non sia mai!). Le scelte, però, sono concrete e determinanti per il mantenimento degli standard di sostenibilità che l’azienda agricola si propone: dalla crescita del grano al nutrimento degli animali, passando per gli investimenti nei macchinari.

Medievale a chi?

FUTURO - Un anno fa vi avevamo parlato del progetto del LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia Medievale) relativo allo scavo...

Il social network che facilita la vita ai cannibali

NOTIZIE - Le stesse dinamiche di interazione sociale di social network come facebook e Twitter possono intervenire quando una gran massa di individui si muove, guidando la direzione, e garantendo il mantenimento delle distanze appropriate. Le stesse dinamiche inoltre favorirebbero la possibilità di mangiarsi (letteralmente) fra "vicini". Tranquilli, si parla di locuste, e alcuni scienziati dell'Istituto Max Planck di Fisica dei sistemi complessi (insieme ad altri ricercatori americani) usando la scienza dei network hanno studiato in che modo emerge il comportamento dello sciame (partendo dal comportamento di ogni singolo individuo).

In viaggio su Protectedplanet

AMBIENTE - Un viaggio in pochi minuti partendo dalla Croazia dal Parco delle cascate Plitvička jezera (laghi di Plitvice), passando per Yellowstone fino al Parco del Serengeti in Tanzania. Vacanze del futuro? Forse. Per adesso l’esperienza che si può provare navigando su www.protectedplanet.net, il nuovo portale dedicato alle aree protette promosso dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e il Programma delle Nazioni Unite per la Protezione dell’Ambiente (UNEP). Attraverso il sito è possibile compiere un viaggio virtuale nei parchi di tutto il mondo ma non solo. Tutti i naviganti possono diventare parte attiva del processo di conoscenza.

Campiona la lumaca!

NOTIZIE – Avete mai visto un animale evolversi? L'evoluzione ovviamente è difficile da cogliere con i nostri limitati sensi, perché i suoi tempi superano di gran lunga la risoluzione temporale umana, eppure ci sono casi in cui anche nell'arco della vita di un solo uomo di possono osservare mutamenti in una specie, a patto che questa abbia un "ricambio generazionale" piuttosto rapido. È il caso della Cepaea nemoralis, una chiocciolina di terra comune anche nei nostri giardini. Per osservare l'evoluzione al lavoro però c'è anche bisogno di investire una dose ingente di energie, nel senso vero e proprio di risorse umane che raccolgano costantemente dati sull'animale in questione. Perché non sfruttare i social network si è chiesto un team di scienziati della Open University? Ogni giorno su internet milioni di utenti condividono informazioni di ogni genere su base completamente volontaria, dunque perché non coinvolgerli in uno progetto "evoluzionistico"? Detto e fatto, è nato il progetto Evolution Megalab, un sito (e un conseguente database) che ha coinvolto migliaia e migliaia di "naturalisti partecipativi" in tutta Europa. Grazie ai dati raccolti da questi volenterosi Johnatan Silvertown e colleghi hanno potuto pubblicare qualche giorno fa sulla rivista PLoS One i risultati di quello che definiscono il più grande studio evoluzionistico.

I nuovi volti del giornalismo

Intervista a Sergio Maistrello, giornalista, scrittore e docente dell'Università di Trieste, intervenuto alla tavola rotonda conclusiva di MAPPE, il IX...

Epidemia su Twitter e paradossi dell’amicizia

NOTIZIE - Il fattaccio di ieri su Twitter (link al post) mi ha costretto a notare la coincidenza con la pubblicazione pochi giorni fa su PLoS one fa di uno studio il cui oggetto è “come i social network predicono le epidemie”. Andiamo con ordine (per chi non fosse del tutto informato sui fatti): ieri Twitter (link), il social network di microblogging, diffusissimo da noi ma soprattutto nel mondo anglosassone, è andato in tilt. In un interessante articolo sul Guardian (link) - che vi consiglio di leggere -, Martin Robbins paragona l’evento a una pandemia (“una nuova forma di vita artificiale di tipo sfuggente è nata” scrive sulle pagine del quotidiano anglosassone). Vi riassumo brevemente la spiegazione di Robbins: qualche astuto hacker ha trovato un baco nel codice del sito e ci ha inserito poche righe di JavaScript (un linguaggio di programmazione). I pezzetti di codice inserito facevano in modo che ogni volta che un utente passava col mouse in certe aree dello schermo (inizialmente le semplici parole scritte dei “tweet” – i post di Twitter) partiva automaticamente un “retweet”, cioè il link veniva automaticamente ripostato. Questa azione replicava i pezzetti di codice pirata, diffondendoli nelle varie (infinite) pagine del servizio (quelle dei singoli utenti). L’analogia con la diffusione virale non si ferma qui, perché i pezzetti di codice, proprio come i virus reali, evolvevano (tendenzialmente allargando l’area di schermo in grado di provocare il retweet).
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