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Il colore dell’affidabilità

CRONACA - Le persone con gli occhi scuri appaiono più degne di fiducia di quelle con gli occhi chiari, ma non sarebbe per via del colore quanto per i tratti somatici associati al colore. Così dice uno studio pubblicato oggi su PLoS One, la rivista open access. Karel Kleisner dell'Univerzita Karlova di Praga e colleghi hanno prima sottoposto le immagini di 40 uomini e 40 donne con occhi di vari colori a una serie di soggetti che dovevano espriemere un giudizio sull'affidabilità delle persone ritratte. In questa prima fase hanno trovato che le persone con gli occhi marroni erano giudicate più positivamente delle altre, ma hanno poi scoperto che per i visi maschili il colore degli occhi aveva forti correlazioni con tratti somatici specifici per cui si sono chiesti se l'affidabilità del viso dipendensse piuttosto dalle fattezze associate al colore degli occhi. E così è stato: ricolorando gli occhi delle fotografie usate nel primo esperimento hanno visto che i giudizi non cambiavano. Dunque non sarebbe il colore in sè a influenzare i giudizi
LA VOCE DEL MASTER

La socialità? Questione di cervello, anche per le vespe

LA VOCE DEL MASTER - Per molte specie la vita sociale rappresenta un vantaggio adattativo importante, e sembra sia una questione di “cervello”. Nei mammiferi e negli uccelli, più grande è il cervello, maggiore è la socialità. Un recente studio americano, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, ha dimostrato che anche per le vespe è così: vespe più grandi hanno un cervello più grande, e di conseguenza maggiori capacità cognitive. Questo studio riguarda ovviamente le cosiddette “vespe sociali” (in particolare la vespa cartonaia, famiglia Vespidae, sottofamiglia Polistinae). Esistono infatti vespe sociali e vespe solitarie. Anzi, vespe eusociali, termine coniato appositamente per identificare la socialità degli insetti, caratteristica che ne contraddistingue solo pochi ordini. Nel mondo delle vespe si considera eusociale una colonia nella quale i membri allevano in comune la prole, presentano una divisione del lavoro in caste di tipo riproduttivo (la regina: femmina fecondata, le operaie: femmine sterili, e maschi fertili) e presentano una sovrapposizione di generazioni (i figli rimangono assieme ai genitori)
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