Telescopio ottico che, secondo l'inventore R.M. Santilli, rivela l'antimateria e smentisce la relatività generale. Immagine: dal comunicato stampa di Thunder...
CRONACA - “Quando una stella muore, l’universo se ne accorgerà” recita il testo dell’ultimo singolo di Giorgia. E questa volta i segni di un’esplosione stellare sono stati rivelati dai telescopi in orbita e da quelli a terra per oltre sei mesi. Prima, lo scorso 27 aprile, è arrivato un luminoso e potente lampo di raggi gamma (detto GRB, Gamma Ray Burst) di qualche centinaio di secondi, seguito poi da una coda di raggi X durata molte settimane.
I pianeti abitabili ci sono, ma ci vuole un po' a raggiungerli. E una volta che li avremo raggiunti, che facciamo? Li colonizziamo? Li usiamo come miniere? Ci manca solo l'imperialismo galattico.
CRONACA - Sulla Terra, il perossido di idrogeno gioca un ruolo chiave nella chimica dell'acqua e dell'ozono, componenti dell'atmosfera del nostro pianeta. Ora è stato trovato anche nello spazio, da astronomi che lavorano al telescopo cileno Apex, gestito dall'Osservatorio meridionale europeo.
Apex (Atacama Pathfinder Experiment) è situato nella piana di Chajnantor, a 5000 metri di altitudine, nelle Ande cilene (per avere un'idea di che razza di posto sia, cliccate qui): grazie al potente strumento, gli astronomi del gruppo hanno osservato una regione della nostra galassia vicina alla stella Rho Ophiuchi, a circa 400 anni luce di distanza da noi. La regione contiene nubi di gas e polveri cosmiche, a una temperatura molto bassa (attorno ai -250 ºC) e a una densità elevata, e in cui stanno nascendo nuove stelle. Le nubi sono in larga parte fatte d'idrogeno, ma contengono tracce di altre sostanze chimiche, e sono oggetti di studio ideali per gli astronomi a caccia di molecole nello spazio. Telescopi come Apex, che fanno osservazioni di luce di lunghezze d'onda millimetriche e inframillimetriche, sono perfetti per rivelare i segnali di queste molecole.
NOTIZIE - Gli astronomi cinesi stanno progettando due nuovi telescopi sulle alture dell’Antartide per osservare i pianeti extra solari, la formazione di stelle, materia ed energia oscura.
Se Galileo uscisse dalla tomba, oggi di sicuro non chiederebbe ai passanti la via per un astrolabio, ma per il rivelatore di onde gravitazionali, parola di Franco Pacini, professore di astronomia dell'Università di Firenze