Da oggi i cittadini italiani potranno scegliere in che stato farsi curare senza doversi sobbarcare sulle spalle l’onere di tutte le spese, purché optino per una struttura pubblica.
NOTIZIE - Chi vi scrive è un’animalista “moderata”, che ritiene che agli animali debbano in ogni modo essere evitate sofferenze gratuite e inutili, ma che è anche convinta che senza la sperimentazione animale non si sarebbero potuti ottenere gli avanzamenti nella scienza medica (e le vite umane salvate) dei quali invece abbiamo goduto (e tuttora godiamo) nell’ultimo secolo e più.
È una forma di egoismo la mia, in cui nonostante tutto istintivamente pongo la vita umana prima di quella animale e mi rendo perfettamente conto che c’è molta gente che non la pensa come me. Nonostante questo mio atteggiamento di compromesso stamattina non ho potuto frenare un brivido nell’apprendere (su Repubblica online) che secondo la nuova direttiva europea sulla sperimentazione animale (approvata ieri) gli animali randagi possono “essere sacrificati sull’altare della scienza”. Inutile dire che mi sono immediatamente immaginata Nico (che nonostante il nome è una femmina), la mia gatta che se ne va in giro impunemente per il vicinato senza collarino, accalappiata dalle forze dell’ordine e internata in qualche centro di ricerca.