CRONACA – Da oggi i cittadini italiani potranno scegliere in che stato farsi curare senza doversi sobbarcare sulle spalle l’onere di tutte le spese, purché optino per una struttura pubblica. Pochi giorni fa era balzato alle cronache il caso della donna italiana in dolce attesa alla quale, senza che venisse richiesto il suo consenso, un’equipe medica di un centro ospedaliero inglese dove la donna era momentaneamente ricoverata, ha praticato un parto cesareo, affidando poi la figlia appena nata ai servizi sociali britannici. Curiosamente, proprio in questi stessi giorni di dibattito sui limiti dell’assistenza medica in terra straniera, in Italia è stato approvato il decreto legge che rende operativa la direttiva 2011/24 riguardante i termini dell’assistenza sanitaria transfrontaliera e il riconoscimento delle ricette mediche emesse in un altro stato dell’Unione Europea. Da oggi, infatti, sarà possibile per un cittadino italiano decidere in quale stato dell’UE farsi curare ottenendo poi un rimborso delle spese in base ai costi previsti in Italia per la medesima assistenza sanitaria.
Che cosa cambia
Fino a oggi lo stato permetteva di recarsi all’estero unicamente per cure mediche altamente specialistiche o urgenti, mentre ora questa possibilità viene estesa a quasi tutte le patologie, purché si scelga di farsi curare in una struttura pubblica di un paese membro dell’UE. In questo modo il paziente ha diritto al rimborso entro 60 giorni delle spese, secondo quanto previsto dal proprio paese per la medesima cura medica. Sono esclusi dunque i costi per il vitto e l’alloggio, anche se in taluni casi le singole regioni possono predisporre un rimborso anche di questo tipo. L’assistenza sanitaria transfrontaliera si applica a quasi la totalità delle cure mediche, esclusi i trapianti d’organo, i servizi nel settore dell’assistenza di lunga durata e i programmi di vaccinazione.
Il primo passo: l’autorizzazione preventiva
Un passaggio fondamentale per ottenere la copertura sanitaria in un paese estero sarà d’ora in avanti la cosiddetta autorizzazione preventiva, cioè il permesso da parte del nostro stato di appartenenza, di recarci all’estero per curarci. Questa autorizzazione viene concessa dallo stato di appartenenza se il paziente ha diritto a una certa assistenza sanitaria che non è disponibile nel proprio paese, e se questa assistenza prevede almeno una notte di degenza ospedaliera. Viene invece rifiutata se prevede l’esposizione del paziente a un rischio ritenuto troppo elevato per la propria sicurezza o se lo stato di affiliazione nutre dei dubbi sulla qualità e sulla sicurezza della prestazione medica. L’autorizzazione preventiva deve essere richiesta presso la propria Asl, la quale ha l’obbligo di rispondere entro 10 giorni. Se la risposta è positiva, il paziente deve indicare i dettagli della prestazione sanitaria di cui desidera usufruire, il luogo e il centro sanitario prescelto e attendere al massimo 30 giorni per la risposta definitiva, 15 se il caso è urgente.
Anche le ricette diventano internazionali
Le ricette mediche rilasciate in un paese dell’UE, sono da tempo valide anche negli altri stati dell’Unione, ma spesso anche in possesso della nostra ricetta ci troviamo impossibilitati a reperire il farmaco di cui abbiamo bisogno, sia perché farmaci con la stessa composizione chimica hanno nomi differenti a seconda degli stati in cui vengono commercializzati, sia perché dato che i medicinali vengono concessi in licenza dalle autorità nazionali dei singoli stati, è possibile che in un certo paese quel preciso farmaco non sia disponibile nelle farmacie. Da oggi sarà possibile ovviare al problema attraverso la cosiddetta prescrizione transfrontaliera, concepita per essere utilizzata all’estero, e che aiuterà il farmacista a capire facilmente la prescrizione, gli ingredienti del medicinale e il loro dosaggio, in modo da trovare, se necessario, un farmaco equivalente.
Dove e come informarsi
Non è semplice per tutti riuscire a capire autonomamente quale paese fa al caso nostro in termini di prestazioni sanitarie su una specifica malattia. Per questo il Ministero della Salute ha predisposto l’avvio di un Punto di contatto nazionale e di una serie di punti regionali dove i pazienti potranno trovare tutte le informazioni di cui hanno bisogno: come funziona il sistema sanitario in un dato paese, quali sono i tempi e le modalità tramite cui accedervi e come e quanto è possibile venire rimborsati delle proprie spese. Questi punti di contatto dovrebbero diventare un riferimento importantissimo anche qualora qualcosa dovesse andare storto nel paese in cui si viene ospitati, garantendo aiuto e assistenza per eventuali reclami o ricorsi. Inoltre, secondo il decreto anche l’Italia entrerà a far parte delle Reti di Riferimento Europee ERN, che hanno lo scopo di pianificare la collaborazione e il coordinamento dei vari centri sanitari europei e agevolare la mobilità dei pazienti all’interno dell’Unione.
Il decreto è stato dunque approvato, ma i futuri pazienti europei dovranno attendere ancora un po’ prima di cominciare a fare le valigie. La nuova legge prevede infatti la messa a punto prima di tutto di un sistema informativo molto complesso, e in questo momento si è ancora in una fase del tutto preliminare.