Uno stabilimento cementifero catalano ricicla i fanghi residui, risparmiando energia e riducendo le emissioni atmosferiche
L’idea è quasi banale, ma le conseguenze potrebbero essere importanti: riciclare i materiali di scarto prodotti dall’industria del cemento potrebbe ridurre le emissioni di CO2 e l’effetto di queste fabbriche sulla salute umana. Questo è quanto emerge da uno studio di impatto ambientale a opera di un gruppo di scienziati catalani che hanno condotto un esperimento in un impianto per la produzione di cemento a Vallarca (in Catalogna) fra il 2003 e il 2006. I fanghi prodotti durante il trattamento delle acque usate nel processo di produzione del cemento durante tutto questo periodo sono stati riutilizzati come combustibile, sostituendo fino al 20% dell’energia che normalmente viene prodotta con i combustibili fossili.
“Dato che questi fanghi sono già uno scarto, l’anidride carbonica prodotta bruciandoli non entra nelle quote assegnate a ogni nazione dal protocollo di Kyoto,” ha spiegato José Luis Domingo, direttore del Laboratorio di Tossicologia e Salute Ambientale dell’Università Rovira i Virgili di Tarragona, in Spagna, fra gli autori della ricerca pubblicata su Environmental Science and Pollution Research. Il bilancio finale di CO2 prodotta durante gli anni di osservazione ha infatti mostrato una riduzione di 140.000 tonnellate.
Ridurre le emissioni di questo tipo di impianti, fra i più inquinanti al mondo, è importante non solo per il clima globale ma anche, forse soprattutto, per la salute dei cittadini che abitano intorno a questi stabilimenti. L’industria cementifera infatti non produce solo anidride carbonica, ma anche diossina, furani e metalli pesanti, tutte sostanze nocive all’organismo umano. Non a caso lo studio catalano segnala che usare delle fonti energetiche ecologiche può ridurre l’incidenza del cancro fino a 4,56 per milioni di abitanti.
Questi risultati sono incoraggianti, ma gli scienziati che hanno condotto la ricerca sottolineano l’importanza di effettuare studi separati in ogni stabilimento perché, come spiega Domingo, “ancora non sappiamo se quanto osservato in questa occasione potrà essere utile per l’intera industria del cemento.”