Le montagne più maestose si trovano quasi sempre nella fascia equatoriale. Ora un gruppo di scienziati danesi spiega perché
Non è una coincidenza se le cime più elevate del mondo si trovano nella fascia equatoriale del nostro pianeta. Secondo David Egholm, della Aarhus University in Danimarca, e colleghi questo fenomeno dipende dall’erosione.
I fattori che determinano la crescita di una catena montuosa sono infatti principalmente tre: la robustezza della crosta sottostante, l’intensità delle forze tettoniche che spingono verso l’alto e i fenomeni erosivi che tendono a ridurre l’altezza della montagna. Tutte le montagne più alte hanno alla loro base una crosta terrestre molto solida, ma fino ad oggi non è stato possibile chiarire se l’elevazione dei picchi più alti fosse determinata da una spinta tettonica molto forte o da un’erosione minima.
Gli scienziati danesi hanno mappato tutte le più importanti catene comprese fra 60° di latitudine sud e 60° di latitudine nord, confrontandone l’estensione areale con l’altezza e modellando gli effetti dell’erosione glaciale.
Secondo i dati raccolti l’erosione ha un effetto maggiore sopra il limite delle nevicate, cioè l’altezza minima di presenza del manto nevoso. Questo significa anche che all’equatore, dove a causa del clima più caldo questo limite si trova a un altezza maggiore che nei climi temperati, l’erosione colpisce una porzione minore della montagna.
Come osservato da Egholm raramente le cime si spingono oltre 1500 metri a partire dal limite delle nevicate ed è questo cappuccio innevato che tende a ridursi maggiormente per l’erosione rispetto alla base della montagna. Questo significa che catene come l’Himalaya, che si trovano nella fascia equatoriale, hanno una “base” non innevata soggetta a minore erosione più elevata delle montagne che si trovano più a nord o più a sud e nel complesso a parità di età si consumano di meno.