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L’origine della pelle chiara

crediti: Homer NarvaezUna ricerca dell’Università di Città del Capo mette in dubbio una popolare teoria sul perché la pelle degli antenati degli esseri umani moderni che vivono nell’emisfero nord ha perso gran parte della melanina

La pelle scura è un gran vantaggio, specie se si vive in un clima equatoriale. La melanina contenuta nelle cellule dell’epidermide infatti protegge l’individuo dagli effetti dannosi dei raggi UV – che possono per esempio provocare gravi tumori della pelle come il melanoma. Nonostante questo evidente vantaggio non tutti gli esseri umani hanno la pelle scura. In particolare le popolazioni originarie dell’emisfero nord con l’aumentare della latitudine hanno la pelle via via più chiara. Un’ipotesi molto diffusa sull’origine evolutiva della pelle chiara è legata al fatto che che la melanina impedisce la sintesi della vitamina D – fondamentale per il corretto sviluppo osseo – nell’organismo, sintesi che necessita di un corretto apporto di raggi UVB. Nei paesi caldi, data la sovrabbondanza di questa radiazione, questo effetto non è un problema, mentre diventa seriamente apprezzabile nelle zone geografiche dove l’insolazione è minore. Per questo motivo a nord le pressioni selettive avrebbero finito per favorire gli individui con la pelle più chiara. Questa teoria è stata per prima proposta quando alcuni studi all’inizio del secolo scorso hanno dimostrato che le persone di pelle scura che vivono nell’emisfero nord hanno il doppio di possibilità di sviluppare forme di rachitismo.

Non tutti gli scienziati però concordano. Uno studio pubblicato su American Journal of Physical Anthropology ha messo in rassegna gli studi in materia, concludendo che i dati non sono sufficienti a  supportare l’ipotesi. Secondo Ashley Robins della Scuola di Medicina dell’Università di Città del Capo, in Sud Africa, la melanina non è uno schermo assoluto contro i raggi UVB. Le persone con la pelle scura hanno bisogno di esporsi ai raggi solari da 6 a 10 volte in più. Questo, per un africano che viva per esempio nel Regno Unito, significa da 2 a 3 ore di sole per 3 volte a settimana. Per gli europei antichi questo non doveva certo essere un problema e dunque il rachitismo non doveva essere così diffuso.

Un’ipotesi alternativa, supportata da Robins invece è quella che le persone con la pelle scura sono maggiormente suscettibili al congelamento. Uno studio del secolo scorso infatti ha dimostrato che fra i soldati americani in Corea, durante la guerra, gli afroamericani erano di gran lunga quelli più colpiti dal congelamento. I nostri antenati migrando a nord si sarebbero presto trovati a combattere con i morsi del freddo, per cui la selezione avrebbe finito per favorire gli individui più resistenti, come quelli con la pelle più chiara.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.