Grazie a un collare hi-tech, un progetto dell’Us Geological Survey permette di seguire le tracce del lupo artico durante la lunga notte polare.
AMBIENTE – Che cosa fa un branco di lupi artici durante l’inverno, quando è buio per 24 ore al giorno e le temperature raggiungono i 60 gradi sotto lo zero?
David Mech, ricercatore dell’US Geological Survey, se lo chiede da 25 anni, da quando cioè ha cominciato a studiare i lupi di Ellesmere Island, la più settentrionale delle isole artiche canadesi. E ora finalmente è venuto il momento di scoprire la risposta, grazie a un collare satellitare che permette di seguire in dettaglio i movimenti del capobranco Brutus, che guida un gruppo di 11 adulti più un numero imprecisato di cuccioli .
Due volte al giorno il collare, applicato al lupo la scorsa estate, raccoglie via GPS le informazioni relative alla posizione dell’animale, che ogni 4 giorni vengono trasmesse al satellite Argos il quale, a sua volta, le invia per email al computer di Mech e del collega canadese Dean Cluff. Finora, i due ricercatori hanno elaborato i dati relativi agli spostamenti compiuti da Brutus tra l’8 luglio e il 30 novembre scorsi, per un totale di oltre 2700 km, compreso un viaggio di 129 km in poco più di tre gioni dall’isola di Ellesmere a quella di Axel Heiberg attraverso un fiordo ghiacciato.
Per Mech, tuttavia, nei prossimi mesi le distanze coperte da Brutus si allungheranno, e non solo perché il congelamento dei fiordi aprirà nuove vie. “Per il momento, a spostarsi sono solo gli adulti, che poi tornano al ‘campo base’ dai cuccioli. Nel giro di poco tempo, però, i piccoli cominceranno a seguire il branco, permettendogli di percorrere distanze maggiori”, ha spiegato il ricercatore in una trasmissione Podcast dell’Usgs. “Inoltre, nella zona in cui il branco è stato finora le prede – soprattutto buoi muschiati e lepri artiche – cominceranno presto a scarseggiare e sarà necessario andare a cercarle altrove”.
L’avventura di Brutus può essere seguita praticamente in diretta dal blog realizzato dai due scienziati. Alla fine del viaggio, la ricompensa sarà una miglior conoscenza del comportamento di una specie tanto affascinante quanto per molti aspetti ancora misteriosa. “Non ci aspettiamo di raccogliere informazioni direttamente utilizzabili per programmi di gestione e conservazione del lupo artico, ma è ovvio che quanto più sappiamo di una specie, in generale, tanto migliore saranno eventuali progetti di conservazione che decideremo di mettere in atto”, ha commentato Mech.