ESTERI

Chi ha paura del botulino?

I laboratori illeciti che producono a basso costo tossina botulinica per uso estetico potrebbero dare nuova spinta allo sviluppo di armi biologiche. Il Washington Post indaga.

ESTERI – Una piccola iniezione e via, quella antipatica ruga tra le sopracciglia si distende: potenza della tossina botulinica, sempre più utilizzata per rapidi ritocchi al volto. La tossina, però, non piace solo a donne e uomini in cerca di un piccolo ringiovanimento. Piace anche ai terroristi, perché è una delle più pericolose al mondo: pura, ne basta un grammo per uccidere migliaia di persone .

Certo, per un’organizzazione terroristica recuperare ceppi letali del batterio produttore  (Clostridium botulinum), ottenere la tossina e utilizzarla come arma biologica non è un’operazione banale. O, almeno, non lo era: è possibile però che con il proliferare di laboratori clandestini che producono la tossina a scopo estetico, le cose cambino, come raccontava ieri un articolo del Washington Post.

Il giornalista Joby Warrick ricorda la storia di un tale Rakhman, rappresentante di prodotti cosmetici che qualche anno fa batteva i saloni di bellezza di San Pietroburgo promettendo botulino a basso costo in quantità praticamente infinite. In indagini successive, Rakhman aveva accennato a un ipotetico fornitore ceceno, che però non è mai stato trovato. Per gli esperti della sicurezza Usa, tuttavia, laboratori clandestini in grado di produrre tossina botulinica per uso cosmetico sono ormai una realtà in buona parte del mondo: dall’Europa dell’Est all’Asia (inevitabile menzionare la Cina) al Medioriente.

Del resto, i primi risultati di un progetto di ricerca condotto dal James Martin Center for Nonproliferation Studies dicono che produrre la tossina sta diventando sempre più facile. Con un minimo di attrezzature e le conoscenze di un corso di laurea in chimica o biologia ci si può riuscire. E il guadagno, nel vasto mercato della contraffazione, è assicurato.

Più difficile può essere, per un terrorista, ottenere i ceppi batterici giusti. Ma se la rete sotterannea di laboratori illeciti al lavoro con C. botulinum si allarga, anche questo ostacolo potrebbe essere facilmente superato: a un produttore clandestino interessa vendere, non certo verificare le credenziali del potenziale acquirente. Certo, una volta che si ha in mano la tossina il lavoro per trasformarla in un’arma è ancora lungo, ma chi si occupa di sicurezza comincia a drizzare le antenne.

E lo stesso dovrebbe fare, comunque, chiunque utilizzi il botulino anche per stirare le rughe: i prodotti a basso costo possono essere una soluzione per il portafoglio, ma anche un rischio per la salute. La loro qualità non è controllata e una volta iniettati potrebbero provocare brutte e dolorose sorprese.

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance