LA VOCE DEL MASTER

Moby Dick e il capitano Williams

Per sapere la verità sul caso Foce Varano, dove lo scorso dicembre si sono spiaggiati 7 capodogli, si attendono ancora i risultati di tutti gli esami, ma dall’altra parte del mondo c’è chi afferma di sapere cosa è successo davvero.

LA VOCE DEL MASTER – Immaginiamo uno scenario sottomarino che nessuno ha mai visto. Un gruppo di capodogli, immersi a 1000 mille metri di profondità. Là dove il mare è un luogo inospitale e difficile, il buio è totale, e tutt’attorno ci sono canyon sottomarini e montagne sommerse. Sui corpi dei grossi cetacei c’è il peso enorme di una colonna d’acqua alta un chilometro.

Stanno cercando calamari di cui sono ghiotti, ma non possono vedere nulla: per scovare la preda i capodogli usano il loro biosonar, un po’ come fanno i pipistrelli. Tra poco dovranno riemergere per respirare. Non c’è silenzio, perché il mare è tutto, tranne che un luogo silenzioso.

All’improvviso il fondale vibra violentemente, le rocce sul fondo si muovono e si sollevano. È un terremoto. In pochi istanti succede il finimondo. Il cambiamento di pressione, generato dall’energia liberata dal sisma, è repentino e potentissimo. L’aria, contenuta negli organi dei capodogli, prima si espande, poi si contrae all’unisono con quello che sta succedendo lì sotto, danneggiando irreversibilmente il sistema di comunicazione e di caccia degli animali.

Ritornano in superficie, frastornati per il terremoto e feriti per la veloce risalita. Non sanno dove andare e non possono più immergersi per cibarsi. Dopo giorni in balia della corrente del basso Adriatico arrivano davanti alle coste pugliesi. Sono stremati e si trovano in acque troppo basse. Si spiaggiano, agonizzanti, su un litorale sabbioso davanti ad una folla impotente.

Secondo il capitano David Williams, la strage di capodogli in Puglia del 10 dicembre non è colpa dell’uomo, ma di un terremoto subacqueo. Altro che stomaci colmi di plastica, simbolo del degrado del Mediterraneo e dell’insostenibilità dei nostri comportamenti. Altro che sonar di navi militari o cambiamento climatico.

Il 5 novembre, nelle acque dell’isola di Zacinto, si è verificato un evento sismico di forza straordinaria: 5,9 della scala Richter. I risultati preliminari dell’autopsia, che descrivono uno stato di embolia gassosa, sarebbero compatibili con la Seaquake theory, la teoria dei maremoti di Williams. La presenza di capodogli nelle acque della Grecia è ben documentata da molti anni. Uno degli animali morti sarebbe già stato riconosciuto da alcuni biologi greci, grazie alla tecnica della foto-identificazione.

Ma chi è David Williams, l’uomo che nel 1987 ha proposto la teoria dei maremoti? Sguardo vivace, volto incorniciato da un pizzetto bianco, David vive ai confini del mondo, a Dumaguete nelle Filippine, nota ai turisti come la città delle persone gentili e per i tour di whale watching. Non è un professore né un ricercatore accademico. Anzi, conduce una battaglia personale contro il governo americano e la marina militare, colpevoli di non rendere pubblici i loro dati e di non credere alla sua teoria. Di cui (questo va detto) non esiste nessuna pubblicazione sulle riviste scientifiche. Esiste invece il sito del suo “centro di ricerca”, la deafwhale society (www.deafwhale.com), il cui motto è: una balena sorda è una balena morta.

David afferma che la sua teoria è l’ unica soluzione per comprendere le cause degli spiaggiamenti, come se si trattasse di un prodotto da reclamizzare perché è migliore di altri. È convinto di poter prevedere quando si verificherà il prossimo spiaggiamento, seguendo l’evoluzione dei terremoti sottomarini, grazie a un monitoraggio costante dell’attività sismica dei fondali. Lo avrebbe già fatto in più occasioni. Secondo lui sarebbe un terremoto la causa della morte di 125 globicefali spiaggiati sulle coste della Nuova Zelanda, il giorno di Santo Stefano. E se avesse davvero ragione il vecchio capitano che vive su una barca ai confini del mondo?

“Da molti anni Williams sostiene la Seaquake theory come evento scatenante di alcuni spiaggiamenti, non mi risulta però che vi siano prove scientifiche che la possano confermare” dice Gianni Pavan, professore di bioacustica all’Università di Pavia e responsabile del centro di coordinamento per la raccolta dati sugli spiaggiamenti. “Certamente sarebbe interessante analizzare se ci sono correlazioni tra questi eventi e i terremoti” aggiunge Pavan “al momento stiamo attendendo gli esiti degli esami necroscopici, che vengono effettuati nei casi di spiaggiamento legati all’uso di sonar navali”.

Condividi su