Circa due milioni di anni fa, il bacino del Mediterraneo ha ospitato un’esplosione evolutiva senza precedenti nel mondo vegetale.
CRONACA – Piccolo sondaggio tra i lettori, in occasione dell’anno internazionale della biodiversità. Se diciamo “straordinaria ricchezza di fiori selvatici”, quali regioni del mondo vi vengono in mente? Probabilmente, la maggioranza citerà regioni esotiche, come i tropici. Qualcuno potrà essere ancora più preciso, e suggerire posti come il Sud Africa, le Hawaii o le Ande. Pochissimi, tuttavia, indicheranno l’Europa. E invece, almeno per quanto riguarda un fiore in particolare, il garofano, è proprio il Vecchio continente a fare la parte del leone, dimostrandosi un laboratorio evolutivo altrettanto, se non più, efficiente di altre regioni tradizionalmente associate a straordinarie varietà floreali.
Per ragioni storiche, l’Europa è sicuramente una delle aree più studiate al mondo, dal punto di vista sia botanico sia geologico. Però è sempre stata considerata poco “attiva” rispetto alla capacità di generazione di biodiversità botanica. Ma allora come spiegare la straordinaria varietà di garofani selvatici (genere Dianthus)? Al mondo ce ne sono oltre 300 specie, più di un terzo delle quali solo in Europa: quando e come è spuntata questa diversità?
E’ quello che si è chiesto Luis Valente, botanico al giardino botanico reale di Madrid, insieme a due colleghi dell’Imperial College di Londra e dei Royal Botanic Gardens di Kew, lavorando al problema con strumenti di tipo genetico. Per prima cosa, i ricercatori hanno collezionato DNA da un centinaio di specie di garofani, sia viventi, sia conservati in erbari. Poi hanno stimato l’epoca di comparsa del genere sulla Terra a circa 7 milioni di anni fa e infine hanno confrontato particolari sequenze di DNA dei loro campioni, cercando di capirne la storia evolutiva.
All’inizio, la comparsa di nuove specie è stato un evento raro e lento. Poi, tra 1,3 e 2 milioni di anni fa, l’esplosione, con oltre 80 nuove specie solo nel bacino del Mediterraneo. Secondo Valente e colleghi, si tratta della velocità di diversificazione più elevata mai riscontrata per le piante, ma anche per i vertebrati terrestri. Diversificazione che si sarebbe accompagnata a un importante cambiamento climatico verificatosi nel bacino mediterraneo proprio in quel periodo: il passaggio da un clima umido a uno più arido, caratterizzato da inverni piovosi e caldi e da estati molto secche, alle quali i rappresentanti del genere Dianthus hanno mostrato un rapido adattamento.
In realtà, condizioni climatiche simili ci sono anche nella regione del Capo, in Sud Africa, dove però non si è verificata una simile radiazione evolutiva. Perché questa asimmetria? “Può darsi che ci sia un effetto semplicemente geografico”, spiegano gli autori in un articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B. “In Europa, l’area dominata da un clima arido è molto più grande di quella corrispondente in Sud Africa e può avere consentito la diversificazione su una scala più vasta”.