Quando l’estremo sudoccidentale dell’Australia soffre la siccità, l’estremo nordorientale dell’Antartide viene flagellata da tempeste di neve. È questo lo strano legame scoperto tra il clima di questi due continenti. Sembra inoltre che l’attività antropica renda questa connessione più intensa
NOTIZIE – È questo il risultato di trent’anni di ricerche su campioni di ghiaccio estratti da Law Dome vicino a Capo Poinsett — che si trova esattamente a sud della punta meridionale dell’Australia — dove si sono registrati precipitazioni nevose molto al di sopra della media per alcuni decenni. Contemporaneamente l’area australiana è stata colpita da periodi di siccità anomali.
La strana coincidenza ha destato la curiosità dei ricercatori Tas van Ommen e Vin Morgan dell’Australian Antarctic Division in Tasmania, che hanno esaminato carote di ghiaccio prelevate dalla zona di Law Dome: nel ghiaccio rimangono inscritti i segni del clima, e più si va in profondità all’interno della calotta più si va indietro nel tempo. Così van Ommen e Morgan sono riusciti a risalire fino a 750 anni addietro. Hanno quindi confrontato i dati estrapolati dal ghiaccio con i dati meteorologici e di circolazione atmosferica nell’emisfero meridionale degli ultimi quarant’anni, scoprendo così che circa il 40% della variazione di precipitazioni nell’Australia sudoccidentale si riflette in una corrispondente variazione di nevicate a Law Dome.
Ancora più interessante è il fatto che a Law Dome le precipitazioni nevose si sono intensificate negli ultimi decenni in modo molto peculiare, nettamente al di fuori delle normali variazioni che avvengono naturalmente di anno in anno.
Tali anomalie sono di fatto previste dai modelli climatici quando nei modelli vengono appunto inserite le emissioni di CO2 prodotte dall’attività umana nell’ultimo secolo. L’aumento di CO2, in combinazione con la riduzione dell’ozono, modifica la circolazione dell’oceano meridionale portando aria secca nelle zone sudoccidentali dell’Australia e grandi nevicate a Law Dome. Il modello mostra che, aumentando la CO2 e diminuendo l’ozono, si interrompono i cicli normali, che è proprio ciò a cui si sta assistendo ora.