IL CORRIERE DELLA SERRA – Prima di tutto c’era il fatto: secondo misurazioni accurate, lo stock riproduttivo (gli animali in grado di riprodursi) è attualmente inferiore al 15% di quello antecedente la pesca industriale.
Poi le pressioni delle associazioni ambientaliste e la proposta di Monaco di inserire la specie nell’elenco figurante nell’allegato I della CITES, per evitarne il commercio internazionale.
E ora, dopo i segnali positivi provenienti dalla Comunità Europea e dagli USA, le mediazioni e le preoccupazioni internazionali, la sentenza: la proposta è stata bocciata alla conferenza del CITES (), per 68 voti contrari contro 20 favorevoli (e 30 astensioni).
Ci si chiede: ‘perché ?’ Una delle possibili risposte viene da J. Fromentin, ricercatore francese dell’IFREMER (Centre de Recherche Halieutique Méditerranéenne et Tropicale), che in una lettera apparsa su Science il 12 marzo spiega come il tonno rappresenterebbe la prima specie europea, ridotta a rischio di estinzione per motivi commerciali, inclusa nella lista del CITES per garantirne la sopravvivenza. Un pericolosissimo precedente per gli enti preposti alla gestione della pesca, poiché almeno 100 altre specie si trovano ad oggi nella stessa situazione del tonno, tra cui squali, razze, salmoni, anguille, merluzzi, etc). In altre parole il CITES sarebbe potuto diventare il rifugium peccatorum delle specie sulle quali le pressioni economiche agiscono nonostante i ‘fatti scientifici’.
Evitata questa pericolosa (per le lobby commerciali) china, cosa accadrà ? Di fatto la gestione del conflitto tra pesca e conservazione per questa specie viene rimandata all’ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), ente preposto alla definizione delle quote di pesca per il Mediterraneo e l’Atlantico, il cui prossimo meeting si terrà nel novembre 2010. Lo stesso ICCAT, per intenderci, che nel novembre 2008 aveva stabilito una quota di catture possibili pari a 22.000 tonnellate/anno nonostante il suo stesso comitato scientifico avesse proposto un valore massimo di 8.500-15.000 tonnellate, per evitare il collasso della specie.
Decisamente il tonno non naviga in buone acque.