Sempre più pressante l’emergenza da e-waste
NOTIZIE – In materia di e-waste, la spazzatura elettronica composta da computer, cellulari, stampanti e tutti i dispositivi elettronici che gettiamo via, la preoccupazione è principalmente rivolta verso i paesi in via di sviluppo, soprattutto perché a causa di traffici illeciti internazionali sono proprio questi a occuparsi dello smaltimento – quasi sempre usando metodi arcaici e altamente inquinanti. Uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology però avverte: non è sufficiente bandire legalmente questi traffici per ridurre l’impatto sull’ambiente.
Secondo Jinglei Yu dell’Università di Nankai, in Cina, e colleghi i paesi in via di sviluppo diventeranno ben presto essi stessi una fonte massiccia di e-waste. Attraverso i modelli logistici e l’analisi del flusso dei materiali gli scienziati hanno calcolato che nel 2030 queste nazioni produrranno da 400 a 700 milioni di computer “spazzatura”, mentre in occidente la tecno-spazzatura ammonterà a “solo” 200/300 milioni di pezzi. Per questo motivo un eventuale bando internazionale non corrisponderà a una diminuzione dei processi di smaltimento ad alto impatto ecologico.
Ovviamente la raccomandazione degli scienziati verso tutti i paesi del mondo è quella di adottare tecniche di smaltimento più controllate e a basso impatto ambientale.
Forse una minima risposta può venire da questa proposta: http://tuttigiuperterra.wordpress.com/2010/03/19/lbi-iconmedialab-di-via-marghera-il-workshop-arduino-e-il-riciclo-elettronico/
Forse prima di arrivare a quella minima proposta converrebbe intervenire per limitare l’incontrollabile, quindi realizzando quanto progettato dal CNR http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews?IDn=1758 .
Parallelamente si devono realizzare prodotti che siano o che abbiano meno rifiuti nel loro insieme e ciò vale anche per la e-waste
anche da qui:
http://tuttigiuperterra.wordpress.com/2008/09/25/non-di-sola-materia-sono-i-rifiuti/
Non di sola materia sono i rifiuti.