Sempre più pressante l’emergenza da e-waste
NOTIZIE – In materia di e-waste, la spazzatura elettronica composta da computer, cellulari, stampanti e tutti i dispositivi elettronici che gettiamo via, la preoccupazione è principalmente rivolta verso i paesi in via di sviluppo, soprattutto perché a causa di traffici illeciti internazionali sono proprio questi a occuparsi dello smaltimento – quasi sempre usando metodi arcaici e altamente inquinanti. Uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology però avverte: non è sufficiente bandire legalmente questi traffici per ridurre l’impatto sull’ambiente.
Secondo Jinglei Yu dell’Università di Nankai, in Cina, e colleghi i paesi in via di sviluppo diventeranno ben presto essi stessi una fonte massiccia di e-waste. Attraverso i modelli logistici e l’analisi del flusso dei materiali gli scienziati hanno calcolato che nel 2030 queste nazioni produrranno da 400 a 700 milioni di computer “spazzatura”, mentre in occidente la tecno-spazzatura ammonterà a “solo” 200/300 milioni di pezzi. Per questo motivo un eventuale bando internazionale non corrisponderà a una diminuzione dei processi di smaltimento ad alto impatto ecologico.
Ovviamente la raccomandazione degli scienziati verso tutti i paesi del mondo è quella di adottare tecniche di smaltimento più controllate e a basso impatto ambientale.