Gli isotopi svelano la temperatura corporea degli animali del passato
NOTIZIE – Presto il lunghissimo dibattito sulla temperatura corporea dei dinosauri potrebbe essere definitivamente risolto. Una metodologia rivoluzionaria potrebbe stabilire definitivamente se erano animali a sangue freddo (come i rettili) o a sangue caldo (come gli uccelli), e potrebbe aprire altri scenari impensati, per esempio tracciare la storia delle temperature marine nelle ere passate.
Robert Eagle, geochimico del California Institute of Technology di Pasadena, e colleghi hanno misurato il rapporto fra due isotopi pesanti del carbonio e dell’ossigeno (carbonio-13, e ossigeno-18). Durante il processo di formazione della bioapatite, il minerale che compone denti, ossa e squame, questi due isotopi tendono a raggrupparsi insieme in maniera ordinata. Il calore però disturba il processo di deposito, sparpagliando gli atomi. “ A 5°C si osservano più legami fra il carbonio-13 e l’ossigeno-18 di quanti se ne osservano a 100°C,”spiega Eagle.
Anche il metodo per misurare la presenza degli isotopi, mutuato dalla geologia, è innovativo, nel senso che è la prima volta che viene utilizzato su materiale organico. Piccoli campioni di dente o osso vengono dissolti nell’acido e il gas ottenuto viene fatto passare in uno spettrometro e gli atomi vengono misurati.
Eagle e colleghi hanno eseguito numerose misure. Le prime su animali viventi, l’elefante indiano e il coccodrillo del Nilo, ricostruendo con precisione le temperature corporee reali. Successivamente hanno usato dei frammenti di osso di mammut risalenti al tardo pleistocene, valutando una temperatura di 38°C, compatibile con quella di un mammifero di quelle dimensioni (un elefante moderno per esempio). Successivamente hanno testato due fossili più antichi: un rinoceronte e un alligatore di 12 milioni di anni fa. La temperatura stimata per il primo è stata di 36,6°C per il secondo di 30,4°C, entrambe compatibili con quelle dei loro discendenti.
Il metodo ora potrà essere usato sui fossili di dinosauro, a patto che non siano stati alterati da processi geologici successivi che potrebbero averne cambiato la composizione isotopica. Secondo gli autori, oltre a porre fine alla questione sulla temperatura corporea dei dinosauri, il nuovo metodo potrà svelare anche particolari importanti sulle temperature della Terra (in particolare quelli dei mari) nelle ere passate.