LA VOCE DEL MASTER – Recentemente, come riporta TG Leonardo, il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier (a sx) ha affermato di avere le prove sperimentali che conferirebbero basi scientifiche all’omeopatia.
L’omeopatia è una disciplina per la quale certe sostanze, se estremamente diluite e successivamente sottoposte a “dinamizzazione” (le fiale contenenti la diluizione devono essere agitate con un procedimento detto “succussione”) sono efficaci nel trattamento di un ampio spettro di patologie.
Ma dal punto di vista chimico, la diluizione è talmente alta che alla fine del processo non rimane nessuna molecola. Da un certo punto in avanti, non si fa altro che diluire acqua con acqua. Per dare un’idea delle proporzioni una diluizione omeopatica tra le meno estreme equivale a una goccia nell’Oceano Atlantico: un paradosso che sarebbe però spiegato dall’ipotesi della memoria dell’acqua, secondo la quale l’acqua sarebbe in grado di conservare il ricordo delle sostanze da cui è attraversata.
Fisica e chimica a parte, finora i trial clinici in doppio cieco hanno ripetutamente dimostrato che i rimedi omeopatici (non è infatti permesso dalla legge italiana chiamarli “farmaci”, ma si possono comunque detrarre dalle tasse) non hanno attività superiore ai placebo.
Per questi motivi, le affermazioni di Montagnier sono suonate abbastanza singolari e la Rete, prima dei media convenzionali, ha immediatamente indagato.
I blogger, prima all’estero e poi in patria, hanno senza sconti evidenziato, con una puntualità di riferimenti ai limiti del sadismo, che lo studio di Montagnier, come quello dell’amico Jacques Benveniste degli anni ’80 (smascherato dal celebre illusionista James Randi) , non ha nessuna validità: dal protocollo sperimentale, alle apparecchiature usate, alle semplici basi teoriche.
Se non si può certo dire che ci sia un dibattito scientifico sull’omeopatia, lo stesso non è fuori dai laboratori. Come al solito, a ogni fenomeno di costume corrisponde la sua immediata presa in giro.
Dalla poesia beat di Tim Minchin, agli sketch televisivi del duo inglese Mitchell and Webb, fino ad arrivare a Futurama, l’omeopatia non se la passa certo bene.
E per di più su Youtube circolano in modo virale video dove scettici inscenano delle “overdosi” omeopatiche, tracannando flaconi interi in favore di telecamera.
Lontano da questi esibizionismi, Oggiscienza ha voluto testare sulla pelle di uno dei suoi collaboratori se la memoria dell’acqua è forte almeno quanto quella della Rete.