Il più grande science centre italiano incrocia le braccia in segno di protesta per la grave crisi finanziaria
CRISI – Il 2010 potrà essere ricordato come l’anno nero per cultura, istruzione e università in Italia. I tagli finanziari si stanno abbattendo in maniera sistematica in quasi tutti i settori. Qualche settimana fa abbiamo assistito alla crisi degli “enti inutili”, e solo qualche giorno fa abbiamo avuto notizia del dimezzamento dei fondi a parchi e riserve marine nazionali. Le università in tutto il nostro territorio sono in rivolta (ricordiamo per esempio i professori della Sapienza di Roma che tengono gli esami di notte a lume di candela per protestare contro i tagli). La scuola, soprattutto quella primaria è reduce da un anno di scontri, principalmente dovuto al taglio massiccio di insegnanti. Uscendo dall’ambito strettamente scientifico poi non sono stati risparmiati altri settori importantissimi della cultura, dal teatro al cinema. Ora è il momento dei musei scientifici e in particolare è notizia di pochi giorni fa che i lavoratori di Città della Scienza, il science centre – museo scientifico di concezione moderna – più grande d’Italia che ha sede a Napoli, sono in stato di agitazione. Questo succede perché da primo luglio non ricevono più lo stipendio. Centinaia di famiglie resteano così senza una fonte di reddito, e ovviamente anche l’attività culturale e didattica svolta dall’importante istituto verranno meno.
Come spiegano Daniele Lubrano, informatico presso il museo, e Ernesto Grasso, responsabile di progetti europei per fondazione IDIS-Citta della Scienza entrambi rappresentanti di RSA CGIL FILCAMS, i mancati pagamenti da parte delle Regione Campania di attività ed eventi già rendicontati ha provocato la grave crisi finanziaria della struttura. “I dipendenti di una delle tre aziende che operano nel museo, cioè Città della Scienza SpA, penalizzata dal blocco di trasferimento di fondi, vantano crediti per più di 14 milioni di euro. Questo ha portato allo slittamento, sine die, della quattordicesima mensilità,” ha spiegato Grasso. “I dipendenti delle altre due aziende, la Fondazione IDIS-Città della Scienza e la CUEN srl, invece non percepiscono lo stipendio in quanto la Regione Campania ha commissionato in questi anni una serie di attività – regolarmente e perfettamente realizzate – che non sono state pagate. Questo ha generato un credito di circa 8 milioni di euro che ha prodotto, ahinoi, un debito per la fondazione – che ha chiesto alle banche anticipi di denaro – attualmente quasi pari al credito.”
Naturalmente Città della Scienza non risente solo dei mancati pagamenti da parte della Regione Campania. Anche i tagli generalizzati a cultura e istruzione pesano sulle attività didattiche e divulgative del museo. “Tutti i tagli che avvengono nel mondo della cultura ci colpiscono in maniera trasversale,” spiega Lubrano. “Un taglio delle risorse alla scuola, significa meno spazio alle attività extradidattiche svolte con le scuole, che rappresentano il nostro primo bacino di utenza.”
“La situazione di Città della Scienza è davvero drammatica,” conclude Grasso.
“Usciamo ora da un’assemblea straordinaria che ha visto convocati tutti lavoratori di Città della Scienza,” racconta Lubrano. “Quello che è emerso è la volontà di entrare in un’assemblea permanente da domani, che si svolgerà nelle prime quattro ore del turno di lavoro e contestualmente creare un serie di iniziative che ci rendano visibili. Cercheremo anche di proseguire verso il canale istituzionale. In qualche modo nei prossimi giorni se la situazione non cambierà il presidente della regione, Caldoro, dovrà essere costretto a riceverci, perché non è possibile prendersi la responsabilità della probabile chiusura di una struttura del genere senza nemmeno ricevere i lavoratori e dare loro una spiegazione.”