CRONACA

Il mistero della stabilità dei cratoni

Parte delle zolle continentali sono sopravvissute anche miliardi di anni senza subire modifiche, mostrando una straordinaria e inspiegabile stabilità. Oggi viene proposto un modello che rende conto di questo comportamento.

NOTIZIE – La crosta, inoltre, non è tutta d’un pezzo. Ma è fratturata in porzioni, dette placche, che vengono trasportate dai movimenti del mantello. Le placche si muovono allontanandosi e avvicinandosi l’una dall’altra a causa dei movimenti del mantello. Sui margini di contatto tra le placche succedono tante cose. Nelle zone dove due placche convergono, una delle due placche può insinuarsi sotto l’altra, sprofondare nel mantello e fondersi: si dice zona di subduzione. Qui si formano anche le grandi catene montuose: le due placche si scontrano e si sollevano dando origine alle montagne. Nelle zone dove due placche si allontanano, si forma una fessura centrale dalla quale fuoriesce il magma dal mantello sottostante.

Anche le placche non sono tutte d’un pezzo. All’interno dei continenti si trovano i cratoni, porzioni della crosta molto antiche che non hanno subito modificazioni e sono sopravvissute ai cicli di fusione e separazione dei continenti anche per miliardi di anni. Come si siano formati e perché siano riusciti a sopravvivere intatti agli eventi geologici rimane oggetto di dibattito tra gli scienziati.

I cratoni sono generalmente composti di rocce come il granito e le loro radici sprofondano nel mantello terrestre per alcune centinaia di chilometri. I più antichi cratoni hanno un interesse che va oltre a quello scientifico: infatti vi si trovano minerali preziosi e diamanti.

L’ipotesi più accreditata sulla loro origine è che la litosfera cratonica, spessa e chimicamente distinta, possa galleggiare sopra gli oceani e resistere alla distruzione per subduzione: i cratoni sono infatti meno densi e più viscosi del resto della zolla a causa di una parziale deidratazione.

Tuttavia rimane da spiegare come e perché questi cratoni non si siano immersi nelle profondità terrestri in seguito ai movimenti convettivi che interessano le zolle tettoniche.

Ora per quanto riguarda il Nord America, Barbara Romanowicz e Huaiyu Yuan del Berkeley Seismological Laboratory in California hanno scoperto l’esistenza di un confine netto e abbastanza piatto tra 180 e 240 chilometri di profondità, troppo in superficie per essere già in corrispondenza della separazione tra litosfera e astenosfera. Si pensa invece che ci sia una separazione tra due tipi di litosfera, che rimangono separati: il vecchio cratone e il materiale più recente che dovrebbe avere una composizione chimica simile al fondo oceanico. Questi risultati sono basati anche su precedenti studi sismologici, geochimici e geodinamici della stessa zona.

La ricerca è stata pubblicata su Nature.

Condividi su