La prima vittima italiana di una medusa è stata “punta” mentre stava facendo il bagno a Porto Tramatzu, in Sardegna. Morire in Mediterraneo a causa dell’attacco di un animale è cosa più unica che rara. Nessuno ricorda casi di punture mortali di medusa nel Mediterraneo.
AMBIENTE – Secondo il professor Ferdinando Boero, professore di Zoologia e Biologia marina all’Università del Salento, la responsabile sarebbe Physalia physalis che non è propriamente una medusa ma un sifonoforo formato da 4 colonie di polipi diversi, ognuno specializzato per una certa funzione.
Physalia physalis è diffusa nei mari tropicali, mentre in Mediterraneo, dove entra attraverso lo stretto di Gibilterra, è una specie accidentale; l’estate scorsa uno sciame di 50 individui è stato avvistato in Spagna. È nota con il nome Caravella portoghese per via della sacca galleggiante violacea che fuori esce dall’acqua e ha tentacoli lunghi fino a 20 metri che possono provocare paralisi e nei casi più estremi, l’arresto cardiaco. Punge in un solo punto con un tentacolo e i sintomi della vittima sono simili a quelli di una fortissima scarica elettrica. Niente a che vedere con una cubomedusa, Chironex fleckeri, a cui si attribuiscono più di 60 vittime lungo le coste australiane. Il suo veleno causa paralisi e uccide un uomo in pochi minuti.
Alla domanda se i mari del pianeta stanno per essere invasi da sciami gelatinosi non c’è ancora una risposta. L’incremento di meduse in Mediterraneo e in tutti gli oceani è certamente dovuto all’overfishing (sovrappesca); si pescano troppi pesci, che sono predatori e competitori naturali delle meduse. La seconda causa è il riscaldamento globale delle acque, che ha allungato il periodo riproduttivo di questi animali. Quest’estate in Liguria si sono registrate temperature superficiali delle acque vicino ai 28°, un vero e proprio brodo che è una manna per questi animali.
Il problema è globale; tre anni fa gli impianti di acquacoltura dell’Irlanda sono stati distrutti da uno sciame di meduse largo 5 chilometri e lungo 14 che ha ucciso centinaia di migliaia di salmoni. La pesca in Giappone è resa difficoltosa da Nemopilena nomurai una medusa che pesa 500 kg e distrugge le reti nel momento che vengono salpate a bordo delle imbarcazioni.
Inoltre la diffusione di questi animali “gelatinosi” (la maggior parte del loro corpo è costituito da una matrice extracellulare) viene facilitata dal traffico marittimo. Le petroliere americane attraversano l’Atlantico per arrivare in Mar Nero dove caricano il petrolio che servirà per alimentare la prima economia mondiale. Quando le stive sono vuote vengono riempite di acqua di mare che contiene una moltitudine di microrganismi planctonici che verranno riversati in porto al momento dell’arrivo per far spazio al petrolio: in questo modo le meduse attraversano barriere geografiche altrimenti insormontabili, proliferando così nel nuovo luogo. L’arrivo di Mnemiopsis in Mar Nero, dove ha fatto crollare il settore ittico, sarebbe dovuto al traffico marittimo.
Per capire cosa succederà in futuro forse sarà necessario volgere lo sguardo al passato. Negli anni ottanta Pelagia noctiluca, responsabile di gran parte delle punture che durante l’estate affliggono i bagnanti, proliferò al punto di creare popolazioni di milioni di esemplari che spinsero i governi a mettere a disposizione finanziamenti per la ricerca. Una volta arrivati i fondi le meduse, cosi come erano venute, scomparvero. Senza che nessuno avesse compreso le ragioni del fenomeno.
Il programma di monitoraggio internazionale Watch for Jellyfish, a cui possono partecipare tutti inviando foto e dati in caso di avvistamenti di meduse, è partito qualche anno fa; si spera così di avere una mappa della distribuzione stagionale di meduse che aiuti a capire le ragioni di questa invasione.