In attesa del 14 ottobre, quando la riforma dell’assetto universitario firmata Mariastella Gelmini verrà discussa alla camera dei deputati, partono le occupazioni all’Università. La prima è a Roma
Ascolta l’intervista a Bartolomeo Azzaro, coordinatore dei ricercatori in mobilitazione all’Università La Sapienza
POLITICA – Ci siamo. Ieri è partita la prima occupazione universitaria a seguito della mobilitazione contro la riforma universitaria (anzi, contro “parte della riforma”, come tengono a sottolineare quasi tutti) che verrà discussa a partire da dopodomani alla camera dei deputati. A dormire nelle tende sopra il chiostro in San Pietro in Vincoli sono gli studenti e i ricercatori della Facoltà di ingegneria.
“Le università nei prossimi anni metteranno in pensione circa un terzo dei docenti (fra ordinari e associati). Quindi nei prossimi anni, senza finanziamenti a causa dei tagli previsti da questa riforma, ci sarà meno offerta didattica, meno qualità di offerta formativa e naturalmente meno ingressi di studenti”. A parlare con noi di quello che sta succedendo negli antichi palazzi delle facoltà dell’università romana è Bartolomeo Azzaro, ricercatore della Facoltà di Architettura de La Sapienza e coordinatore dei ricercatori mobilitati (per la Rete 29 Aprile).
Ingegneria è stata la prima facoltà a muoversi quest’anno, iniziando la protesta già il 27 settembre scorso, annunciando la sospensione degli insegnamenti e altre azioni.
“Ieri si è tenuta un’assemblea che è iniziata la mattina a seguito della quale molti studenti e ricercatori hanno deciso di occupare,” racconta il ricercatore. “Ma non ci sono solo le centinaia di studenti di ingegneria. Anche altre quattro facoltà (architettura, fisica, lettere e matematica) vedono centinaia di studenti impegnati nel presidio.”
Il movimento di quest’anno a differenza di quello dell’Onda del 2008 ha visto l’iniziativa partire dai ricercatori anziché dagli studenti. Quello che i ricercatori chiedono è “la salvaguardia dei presupposti e delle caratteristiche fondamentali dell’Università aperta e libera, di una ricerca efficace e meritocratica. Da questo punto di vista gli interessi dei ricercatori e degli studenti convergono e coincidono.”
Purtroppo però, per quel che riguarda gli studenti esiste un gap evidente. Se quelli che si interessano spontaneamente, partecipando alle assemblee, sono molto informati, la stragrande maggioranza fa fatica ad essere raggiunta e rimane piuttosto ignorante. I ricercatori in mobilitazione ne sono ben coscienti e questa preoccupazione viene spesso palesata durante le assemblee. Secondo Azzaro di questa disinformazione sono spesso complici i media, che offrono notizie imprecise sui contenuti della mobilitazione. “Resta comunque difficilissimo raggiungere gli studenti e le loro famiglie, che giustamente vogliono iniziare l’anno accademico.”