CRONACA – Osservato il primo esempio di uso trans-generazionale di piante medicinali da parte di animali: farfalle monarca infettate da un parassita depongono le uova preferenzialmente su piante benefiche per i futuri bruchi.
Brutta cosa davvero, i parassiti, anche per le farfalle. Le farfalle monarca, per esempio, possono essere infettate da un protozoo parassita dal nome complicato, Ophryocystis elektroscirrha, che crea loro non pochi problemi, a partire dal fatto che gli individui infetti sono meno vitali e mostrano una sopravvivenza ridotta. Che fare, allora, in caso di infezione? Sembra proprio che una soluzione ci sia, ed è il ricorso a piante medicinali. In realtà la farfalla “erborista” non riesce a curare sé stessa ma, selezionando accuratamente le piante su cui depone le uova, può curare la progenie, riducendo il suo carico di parassiti. Ed ecco: il primo esempio di uso trans-generazionale di piante medicinali è servito .
Il ricorso a piante medicinali da parte di animali è fenomeno ancora non molto conosciuto, ma di certo non una novità. Si sa, per esempio, che scimpanzé colpiti da infezioni batteriche o parassitarie tendono a nutrirsi di alcune specifiche piante, note anche presso popolazioni locali come potenti antimicrobici e antiparassitari. E ancora: scimpanzé del Parco Nazionale di Gombe, in Tanzania, sono stati osservati ingoiare le ruvidissime foglie di piante del genere Aspilia, che probabilmente li aiutano a rimuovere per via meccanica i parassiti intestinali. Si sospettano anche usi preventivi di piante medicinali: diversi uccelli, per esempio, completano il loro nido con foglie fresche apparentemente prive di funzioni strutturali ma, guarda caso, ricche di composti antiparassitari.
Le farfalle monarca – già note per lo straordinario comportamento migratorio, che le porta ogni anno dal Nord America al Messico – fanno però qualcosa di diverso. Non usano piante per sé, ma per la propria progenie. Se ne è accorto il biologo Jaap De Roode, dell’Emory University di Atlanta, che da anni si occupa di ecologia ed evoluzione dei parassiti delle farfalle monarca. Ora: queste farfalle tendono a deporre le uova su piante della famiglia delle Asclepiadaceae (come il cosiddetto albero della seta), incluse piante che contengono elevati livelli di sostanze tossiche, i cardenolidi. Nutrendosi di queste sostanze, i bruchi diventano a loro volta tossici (e non è un caso che abbiano una vivace colorazione gialla e nera, che serve appunto ad avvertire del pericolo eventuali predatori).
Con l’aiuto di alcuni collaboratori, De Roode ha allestito in laboratorio una serie di esperimenti per verificare se farfalle infettate da O. elektroscirrha e farfalle non infette abbiano preferenze rispetto alle piante su cui deporre le uova. In particolare, i ricercatori hanno messo a disposizione dei loro insetti due tipi di piante diffuse in natura in tutto il Nord America: Asclepias incarnata e Asclepias curassavica (molto più ricca in cardenolidi: è la pianta che si vede nell’immagine di apertura). La scoperta, riferita sul numero di ottobre della rivista Ecology Letters, è stata che sì: una differenza esiste. Mentre le farfalle sane non hanno preferenze, e depongono un po’ sull’una e un po’ sull’altra pianta, le farfalle malate preferiscono nettamente la A. curassavica. E, attenzione, i bruchi che si nutrono di questa pianta mostrano un carico parassitario inferiore. In sostanza, stanno meglio degli altri. Non è chiaro che cosa renda terapeutica la A. curassavica: l’elevato contenuto in cardenolidi è un indizio, ma occorre ancora dimostrare una correlazione diretta tra queste sostanze e la riduzione del carico parassitario.
Qui un video in cui Jaap De Roode racconta la sua ricerca.
Ah, un’ultima cosa: se per caso avete in programma un viaggio in Florida nei prossimi giorni, potrebbe essere una buona occasione per fare un salto, il 23 ottobre, al Monarch Butterfly Festival del Saint Marks National Wildlife Refuge.