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Noi e gli altri

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Dal 16 al 29 ottobre si terrà a Nagoya il vertice dei 192 paesi che hanno firmato la Convenzione delle Nazioni Unite per la diversità biologica. Piccola guida alle risorse in rete, per chi ha voglia di informarsi.

IL CORRIERE DELLA SERRA – Informarsi non è obbligatorio, ma in alcuni siti che indichiamo vale la pena andare solo per guardare le immagini. In questo caso, accanto al link abbiamo messo (wow). Sta per “spettacolare” o per “struggente” se parecchie specie sono in via di estinzione o per “sensazionale” perché ne sono appena state scoperte di nuove. I link con accanto (sigh) sono deprimenti.

Cronologia

1992: era finita la guerra fredda, d’ora in avanti avremmo vissuto in pace e invece di sprecare soldi in armamenti, li avremmo spesi per condividere più equamente le risorse del pianeta con tutti i suoi abitanti e non solo fra scimmie nude con i loro animali d’allevamento e da compagnia. Basta degrado ambientale, basta estinzioni di massa, hanno detto a Rio de Janeiro nel 1992 le Nazioni che per una volta parevano unite sul serio. L’anno dopo l’Onu promuoveva la Convenzione. Tutti i paesi del mondo meno sei s’impegnavano a rallentare la strage di animali, insetti (farfalle e pochi altri, un’ingiustizia clamorosa) e piante. Gasatissimi, si davano obiettivi ambiziosi, un’organizzazione e un po’ di soldi per realizzarli.

2000: vari protocolli sulla biopirateria, sul commercio delle specie protette, sulla biosicurezza ecc. dopo, la situazione delle specie non umane era nettamente peggiorata.

2010: ancora di più.

Prima una cosa importante

Biologi, ecologisti, etnologi, etologi, sociologi, economisti stanno imparando l’arte e la scienza della conservazione, soprattutto nei paesi poveri fra i Tropici dove la biodiversità è maggiore. Errori se ne faranno ancora, anche irreparabili. Il primo da non commettere, per favore, è credere che la lotta contro la povertà venga prima della protezione dell’ambiente. Dove si rispettano le leggi e i diritti umani, alla salute e a una vita dignitosa per esempio, sono la stessa lotta. Per sopravvivere i poveri dipendono molto più dei ricchi dall’accesso alle risorse gratuite fornite ecosistemi sani e vitali: cibo, energia, protezione dalle intemperie, humus fertile, e soprattutto acqua potabile. Come diceva Wystan Auden nella poesia “First things first” (Prima le cose importanti)

Migliaia sono vissuti senza amore, nessuno senza acqua.

Però lotta alla povertà e protezione dell’ambiente a volte sono ancora in conflitto e trovare mediazioni è difficile. Non è solo un problema scientifico, ovviamente. Trovo che aiuti molto a rifletterci Il governo dell’ambiente. Politiche e diritti per un progresso sostenibile di Stefano Nespor. E’ una vera storia del mondo e dei suoi abitanti negli ultimi cinque secoli. Racconta i nostri rapporti con la natura, come sono cambiati con le scoperte scientifiche e le libertà politiche, come sono stati codificati nelle leggi nazionali e internazionali, a vantaggio e svantaggio di chi. Appassionante.

Un po’ di link

La Convenzione in burocratese e non ancora in italiano. Il Ministero per l’ambiente dorme?

I paesi firmatari, inutile cercare gli Stati Uniti restii, come spesso accade, ad accettare regole internazionali.

Gli obiettivi da raggiungere entro il 2010. Risultati a pp. 11-12 del pdf, (sigh)

Il vertice di Nagoya che dovrà adottare un altro “piano strategico” e le riunioni preliminari.

La Lista rossa delle specie in pericolo, curata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (sigh)

La prima stima mai realizzata della diversità vegetale (wow/sigh)

Il censimento della vita marina, dieci anni di sforzi da parte centinaia di enti e migliaia di ricercatori (wow wow wow)

***

L’immagine è di David Ng dell’università della British Columbia, che insieme al fratello ha anche commesso un inno per l’anno della biodiversità. Wow o sigh?

Fine della prima puntata.

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