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Video DNA matching per combattere la pirateria

FUTURO – Alzi la mano chi non ha mai utilizzato un BitTorrent per scaricare film da internet (o guardato un film scaricato da altri, tanto in fondo il concetto è lo stesso)? Dall’Università di Tel Aviv oggi arriva un nuovo sistema per cercare di ridurre il traffico di film piratati disponibili in rete.

Alex Bronstein del Dipartimento di Ingegneria Elettrica, assieme al fratello gemello Michael e al ricercatore israeliano Ron Kimmel, ha sviluppato il video DNA matching, un sistema in grado di rendere unico il codice dei film e di rivelare qualsiasi tentativo di contraffazione.

Nelle dichiarazioni alla stampa, Bronstein afferma che non solo i membri del regno animale e vegetale possono avere il DNA, “Abbiamo pensato che se un test del DNA è in grado di far identificare e catturare i criminali, un codice simile potrebbe essere applicabile al video. Se il codice viene copiato e modificato, sarà possibile tracciare i pirati informatici”.

Sinceramente a noi sembra un po’ eccessivo tirare in ballo il DNA. Forse paragonare questo sistema a un codice a barre o a un’impronta digitale sarebbe stato sufficiente, ma parlare di codice genetico è senz’altro più alla moda.

La tecnologia utilizza una serie di griglie invisibili, applicate in sequenza sulla pellicola al momento della realizzazione e il film viene trasformato così in una serie di numeri, unica per ciascun prodotto. Quando le scene vengono alterate o i colori cambiati, come nel caso di una ripresa effettuata in una sala cinematografica, il codice cambia rispetto all’originale. Il software esegue quindi una scansione del contenuto sul web e i film possono essere monitorati e tracciati, permettendo l’identificazione dei pirati.

Il caso più eclatante di pirateria informatica è quello di Napster, il programma di file sharing (gratuito) creato da Shawn Fanning, attivo dal giugno 1999 fino al luglio 2001, in grado di connettere in rete i computer degli utenti per lo scambio di file mp3. Dieci anni dopo la chiusura ne parla anche Giuseppe Granieri in un post recente sul suo blog.

Bronstein e colleghi puntano a colpire anche siti di video-sharing come YouTube, nei quali il sistema automatico  di rilevazione della violazione del copyright non funziona quando il video è stato alterato.

La pirateria informatica, che infrange il diritto d’autore, causa ogni anno milioni di dollari di danno alle case cinematrografiche.  Proprio nei prossimi mesi l’AGCOM, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, approverà il testo delle nuove norme a tutela del diritto d’autore con il quale intende contrastare duramente il fenomeno della pirateria online di film e musica.

Il problema della lotta alla pirateria è che richiede migliaia di ore-uomo per vedere il contenuto che viene scaricato. Secondo i ricecatori di Tel Aviv il loro sistema, grazie all’automatizzazione del processo, potrebbe risolvere questo problema.

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