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POLITICA – In maggioranza favorevole al libero mercato, la Corte Suprema americana ha deciso che la famiglia di Hannah Bruesewitz, la 18enne che aveva sofferto gravi effetti collaterali da vaccino “scientificamente superato” contro difterite, tetano e pertosse, non poteva far causa alla società Wyeth oggi Pfizer.

La pensavano così in pareri mandati alla Corte anche 22 associazioni mediche note per essere sovvenzionate da aziende farmaceutiche, e 11 scienziati per lo più in pensione: la legge del 1986 “National Childhood Vaccine Injury Act” fornisce una compensazione adeguata ai bambini danneggiati dai vaccini, e

spianare la via ai processi farebbe uscire i produttori dal mercato e fermare la produzione e lo sviluppo di vaccini infantili in questo paese.

La legge non pare aver funzionato granché. Li sviluppa e produce principalmente Sanofi-Pasteur (Aventis) con il 50% di finanziamenti pubblici, anche del governo americano.

I legali della famiglia, e non solo, sostenevano che Wyeth aveva rinunciato a produrre una versione più sicura – già approvata in altri paesi – “perché i costi non erano giustificati da un eventuale aumento della quota di mercato”. Cinque dei nove Supremi, indottrinati da Antonin Scalia, si sono appigliati a singole parole della legge, per concludere che non prevede nulla in caso di “difetti di progettazione”, altrimenti il Congresso l’avrebbe scritto chiaro e tondo.

Guarda caso, le due Supreme (Anna Kaplan non poteva intervenire perché in precedenza aveva consigliato il governo in materia)  Sonia Sotomayor e Ruth Bader Ginsburg dissentono: la Corte vuol imporre le sue “nude preferenze politiche” a favore dei produttori, scrivono, mentre nell’intento della legge era importante che fossero spinti, anche da processi, a migliorarli.

Niente nel testo, nella struttura e nella storia della legge suggerisce anche lontanamente che il Congresso abbia voluto impedirlo.

Scalia e colleghi potrebbero sembrare miopi. Dopotutto il movimento anti-vaccinazione è già riuscito a compromettere l’immunità del gregge che protegge l’esigua minoranza dei non vaccinabili. L’immunità concessa a Big Pharma aumenterà la diffidenza e diminuirà le vendite. Come il business di cui sono tanto amici però, i Supremi sanno che i vaccini non rendono, da qui la loro “preferenza politica”. Le due Supreme avrebbero preferito rafforzare l’immunità dei bambini americani.

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Foto: Antonin Scalia.

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