Uno studio americano mette in relazione la coltivazione illegale di cocaina e la deforestazione in Colombia. Pesticidi, migrazioni, degrado rurale sono gli altri effetti collaterali del consumo di droga.
LA VOCE DEL MASTER – Non fa male solo a chi la sniffa. In Colombia la cocaina ha effetti devastanti anche sull’ambiente. Nel paese sudamericano infatti la produzione di coca è responsabile di gravi danni alla biodiversità della foreste pluviale, un ecosistema fra i più complessi del mondo. La biologa evoluzionista ed ecologa della State University di New York Liliana M. Dàvalos ha condotto uno studio – pubblicato da Environmental Science &Technology – che associa deforestazione e coltivazione di coca.
Fra il 2002 e il 2007 la Colombia ha perso il 4% di foreste al nord, il 10% al centro e il 4% al sud. Lo studio di Dàvalos ha evidenziato che queste perdite sono più frequenti nei pressi di piantagioni di arbusti di coca. Dàvalos e soci hanno analizzato delle fotografie aeree scattate nel quinquennio 2002-2007 dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC), che monitora la proliferazione di coltivazioni illegali perlustrando il territorio colombiano con riprese dall’alto. Attraverso queste immagini, poi trattate statisticamente con programmi informatici, lo studio ha rivelato che la foresta viene distrutta maggiormente in prossimità delle aree coltivate a coca.
Più cocaina viene prodotta, quindi, più foresta viene distrutta. Non tanto perché le piantagioni invadono eccessivamente il territorio forestale: le aree coltivate illegalmente infatti non sono eccessivamente estese. Il danno risiede piuttosto in una serie di concause socio-economiche strettamente legate alla produzione illegale di stupefacenti. A causa della coltivazione di coca gli agricoltori vengono privati dei terreni e minacciati dalla criminalità che gestisce il traffico di droga. Allora, migrano e cercano altri terreni da destinare all’agricoltura di piante alimentari e coltivazioni legali, disboscando diverse aree di foreste. Molto dannosi per foresta e biodiversità sono anche pesticidi e sostanze chimiche, largamente utilizzati per far crescere la coca.
Per porre un freno alla deforestazione Dàvalos e soci propongono di aumentare il numero di aree e terreni protetti. Nonostante il disboscamento sia avvenuto anche nei parchi nazionali, Dàvalos sostiene che con aree protette sia più facile salvaguardare foresta e biodiversità. Non è tuttavia sufficiente destinare un numero maggiore di foresta alle aree protette per limitare efficacemente la deforestazione. Gli studiosi affermano che occorre intraprendere anche una politica socio-economica in grado di combattere il degrado rurale evitando così le eccessive migrazioni da parte della popolazione, che sono molto dannose per la foresta.