Avete presente i bachi da seta, quelle specie di vermi un po’ schifosi, avvolti in un bozzolo grigiastro? Bene, da oggi li potremo avere intrinsecamente colorati e avere fili di seta della tinta desiderata.
NOTIZIE – Il processo di colorazione della seta, una volta ottenuta dal bozzolo dei bachi, è complesso e danneggia parzialmente il filo stesso, tant’è che alcune delle proprietà del pregiato materiale devono essere ripristinate dopo la colorazione.
Se invece i bachi vengono trattati in modo che producano direttamente dei fili colorati tutto ciò può essere risparmiato. È quanto realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Institute of Materials Research and Engineering A*STAR http://www.a-star.edu.sg/ a Singapore, e pubblicato sulla rivista Advanced Material (qui l’articolo originale Adv Mater 201003860_Natalia).
Come procedura sperimentale per produrre bachi colorati, i ricercatori hanno utilizzato dei coloranti flororescenti nelle fibre dei bachi, in modo da poter dopo selezionare le molecole più appropriate.
In una prima fase i bachi sono stati nutriti con rodamina B, che è rosa, mescolata a farina di gelso, e già dopo un’ora si è potuto osservare un cambiamento di colore dei bachi. E al decimo giorno del quinto stadio di sviluppo hanno cominciato a produrre fili intrinsecamente colorati di rosa. A seconda della quantità di rodamina B si ottengono bachi di colorazione più o meno intensa.
A parte il colore, i ricercatori non hanno evidenziato nessuna modifica di altre caratteristiche dei bachi o della seta prodotta.
Lo stesso procedimento è stato poi applicato utilizzando coloranti di diverso colore, ed è stata ottenuta seta blu, verde e arancione.
Secondo i ricercatori, il loro metodo, per ora non ancora applicabile indistrialmente, ha anche delle ricadute ecologiche: nutrire i bachi in modo che siano in grado di produrre seta colorata risparmia il successivo processo di colorazione che impiega acqua, energia e additivi nonché necessita di un post trattamento del tessuto per renderlo utilizzabile.
Inoltre, i ricercatori ipotizzano che lo stesso processo potrebbe essere realizzato utilizzando altre sostanze per ottenere seta con proprietà particolari, utili per esempio in applicazioni biomediche, bioingegneristiche e bioelettroniche.