CRONACA

Avere “fiuto” è questione di allenamento

CRONACA – Per avere fiuto occorre essere esperti? Sembra proprio di sì. Il fiuto non è una qualità innata, ma una questione di allenamento: lo dimostrano Jane Plailly e Jean-Pierre Royet, ricercatori al laboratorio di Neuroscienze sensoriali, Comportamento e Cognizione dell’Università Claude Bernard di Lione, e Chantal Delon-Martin, ricercatrice all’Istituto di Neuroscienze dell’Università Joseph Fourier di Grenoble. L’esperimento di imaging cerebrale che hanno compiuto su profumieri professionisti e su apprendisti profumieri rivela per la prima volta che, al momento della percezione e dell’immaginazione degli odori, nel cervello si attivano regioni simili, e che questa attivazione è funzione del livello di esperienza. Un risultato che prova che l’immaginazione olfattiva funziona nello stesso modo di quella visiva o uditiva, cioè per riattivazione d’immagini olfattive nel cervello, e che tale capacità si sviluppa con l’esperienza. I risultati saranno pubblicati sul numero di marzo della rivista Human Brain Mapping.

Siamo tutti capaci di visualizzare il nostro appartamento e di muoverci virtualmente al suo interno; allo stesso modo, riusciamo a canticchiare a mente un pezzo orecchiabile. Ma possiamo richiamare alla memoria l’odore del pane tostato o quello di una pesca, al punto da sentirlo veramente? L’immaginazione olfattiva è un esercizio molto più difficile di quanto lo siano quelle visiva o uditiva, e la maggior parte delle persone afferma di non avere questa capacità. Tuttavia i profumieri, “esperti olfattivi” abituati ad annusare, valutare e creare odori, sostengono di essere capaci di sentire un odore anche in sua assenza. Come stanno veramente le cose?

Per rispondere a questa domanda, i tre ricercatori hanno usato la risonanza magnetica funzionale (fMRI). Hanno comparato l’organizzazione spaziale dell’attivazione cerebrale di studenti dell’Ecole de Parfumerie di Versailles e di profumieri professionisti, una specie rara (ne esistono meno di 500 in tutto il mondo). È stato chiesto ai partecipanti, posti in uno scanner, d’immaginare mentalmente il profumo di sostanze odorose, il cui nome chimico appariva su uno schermo.

I risultati mostrano che, negli esperti di entrambi i gruppi, l’immaginazione olfattiva attiva la corteccia olfattiva primaria (corteccia piriforme), una zona del cervello ordinariamente stimolata durante la percezione. Ciò prova che aree simili si attivano durante la percezione e l’immaginazione degli odori. Come l’immaginazione visiva o uditiva, quella olfattiva dipende dalla riattivazione d’immagini olfattive attraverso un processo cognitivo interno (è il nostro cervello a generare questa sensazione), e non dalla risposta a un odore.

Altro dato: nei profumieri, l’allenamento olfattivo intensivo influenza il livello di attivazione della rete neuronale coinvolta nell’immaginazione degli odori. Sorprendentemente, maggiore è il livello di esperienza, più diminuisce l’attività delle regioni olfattive e della memoria (l’ippocampo). Così, quando il cervello è “allenato”, la comunicazione al livello neuronale funziona molto meglio, è più rapida ed efficace, e il messaggio è più specifico, il che comporta una riduzione dell’attivazione. Un risultato che dimostra che l’immaginazione olfattiva si sviluppa attraverso l’apprendimento quotidiano, e non risulta da una capacità innata.

In questo studio, i profumieri erano capaci d’immaginare rapidamente, o addirittura istantaneamente, gli odori, mentre gli apprendisti mostravano alcune difficoltà e dovevano focalizzare ulteriormente la loro attenzione. Riattivando facilmente rappresentazioni della memoria degli odori, i profumieri possono comparare a piacere e combinare mentalmente i profumi, al fine di creare nuove fragranze. Questi risultati mostrano la straordinaria capacità del nostro cervello di adattarsi alle necessità ambientali e di riorganizzarsi con l’esperienza.

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