CRONACA

Hai sentito il terremoto? Allora dillo

Il servizio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-INGV attraverso il quale i cittadini possono segnalare le loro osservazioni su eventuali terremoti e partecipare così alla ricerca in sismologia ha superato da poco le 200mila segnalazioni e gli 11mila corrispondenti fissi.

NOTIZIE – Nato nel 1997, il sito Hai sentito il terremoto? è progressivamente cresciuto e oggi è un utile strumento nella ricerca in macrosismica che studia gli effetti sulle persone e sulle cose provocati dai terremoti. Chiunque abbia sentito un terremoto può collegarsi al sito e compilare un questionario a scelta multipla per fornire le informazioni che riguardano la localizzazione, l’intensità della vibrazione, gli effetti sugli edifici, sulle cose e sulle persone e il loro comportamento. Non è l’unico esempio del genere nel mondo. Il più famoso è Did you feel it? dell’USGS americano, ma ci sono anche quelli dell’European-Mediterranean Seismological Centre (EMSC) e dello Swiss Seismological Service.

Le segnalazioni dei cittadini sono molto affidabili, infatti i questionari compilati male — evidenziati attraverso un’analisi della coerenza delle risposte in ogni singolo questionario e la comparazione con l’intensità prevista rispetto alla distanza dell’epicentro — non sono più del 3%. Il sito, sulla base dell’insieme delle informazioni, può così aggiornare continuamente le mappe macrosismiche che descrivono l’estensione e la distribuzione delle intensità di ogni terremoto.

Insieme ai questionari i curatori del sito ricevono anche moltissimi commenti e racconti di esperienze personali. L’aspetto umano e sociale di questo progetto è di estrema importanza, proprio in un ambito che ha un enorme impatto sul territorio e sulle comunità che lo abitano. Patrizia Tosi e Valerio De Rubeis, che hanno lanciato il servizio 14 anni fa, raccontano che: “Inizialmente noi pensavamo più che altro all’aspetto prettamente scientifico di tutto questo, apprezzando la qualità e la quantità delle adesioni. Ma oggi siamo anche sorpresi dall’intensità della partecipazione. Offriamo un incontro diretto con la ricerca scientifica, su un tema che è per sé terribile e pauroso. Per chi lo ha vissuto, il terremoto colpisce improvvisamente e violentemente, fa danni gravi, crea lutti, nega la fiducia verso la propria terra, tradisce l’amore verso i nostri luoghi. La popolazione spesso è impreparata e con scarse conoscenze sismologiche. Il sapere è necessario per elaborare l’esperienza, per collegarla in modo stabile al nostro rapporto con la terra, a darle un senso.”

C’è anche la possibilità di far parte del nutrito gruppo di collaboratori fissi che, ogni volta che avviene un terremoto nella zona dove abitano, vengono informati via email della magnitudo, profondità, ora e coordinate geografiche. In Italia ogni giorno avvengono decine di terremoti, che sono l’attività normale di ogni paese sismico come lo è l’Italia. In questi giorni per esempio è in corso una sequenza sismica (rappresentata in figura) in Sicilia, nella provincia di Messina, i cui dettagli possono essere seguiti dal sito INGV. La maggior parte dei terremoti sono troppo deboli o troppo profondi per essere avvertiti, ma molti invece sono percepibili. Ed è anche importante sapere dove e in quali condizioni non vengono percepiti, anche questa è un’informazione utile nell’ambito degli studi della macrosismica.

“I cittadini collaborano e vedono in tempo reale materializzare la loro esperienza, assieme a quella di tutti gli altri che la condividono, in una mappa che racconta l’estensione degli effetti, la loro gravità, — continua Valerio De Rubeis. — In un certo senso, noi fungiamo da catalizzatore del contributo della popolazione, traduciamo l’insieme di esperienze difficili in dati scientifici che oltre a dare un’immediata visualizzazione di insieme del fenomeno, costituiscono una base necessaria alle successive ricerche per individuare le risposte del territorio alle sollecitazioni sismiche.” Nasce così un rapporto diretto tra la comunità scientifica e i cittadini, senza reticenze e basato sulla fiducia reciproca. È questo ciò che serve per costruire una consapevolezza e una cultura del terremoto, indispensabili per contribuire alla mitigazione del rischio dei terremoti: un contributo alla necessaria azione preventiva di un fenomeno che non può essere previsto.

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