NOTIZIE – Naturalmente il dibattito divamperà, anche perché il detrattorre dell’altro reperto candidato a fossile più antico (una scoperta che risale addirittura al 1995) è proprio l’autore di questa nuova ricerca. In ogni caso il dato è importante e aggiunge nuove informazioni alle ipotesi sulla nascita della vita sulla Terra. Martin Brasier e David Wacey, dell’Università dell’Australia occidentale, hanno individuato quelli che a detta loro sono batteri i batteri più antichi mai ritrovati, risalenti addirittura a 3,4 miliardi di anni fa. In realtà altri studi avevano individuato fossili della stessa età o più vecchi a pochi chilometri di distanza, ma era stato lo stesso Brasier a sollevare dei dubbi sulla validità dell’osservazione.
Secondo questo ultimo studio pubblicato su Nature Geoscience, le formazioni globose osservate nella roccia di quella che era un antica spiaggia australiana, sono veramente i resti di antichi batteri il cui metabolismo si basava sullo zolfo, proprio come tanti batteri oggi presenti nei luoghi più inacessibili e inospitali del nostro pianeta (per esempio le sorgenti idrotermali oceaniche).
L’analisi morfologica e la distribuzione spaziale dei fossili confermerebbe che si tratta di veri batteri e non di formazioni minerali. L’analisi isotopica invece ne dimostrerebbe il metabolismo sulfureo. La scoperta è interessante perché suggerirebbe che le prime forme di vita sul nostro pianeta avrebbero avuto un metabolismo che non necessitava ne la presenza di ossigeno ne della luce e che poteva avvenire anche in condizioni molto estreme, come per esempio in acqua molto calda (45°c, stimano Brasier e Wacey).
Naturalmente non tutti sono d’accordo e molti scienziati pensano che le prime forme di vita usassero invece la fotosintesi.