NOTIZIE – Il diamante più grande si trova nella costellazione del serpente, nel cuore del pianeta in orbita attorno alla pulsar PSR J1719-1438. Più grande di quanto possiate immaginare, se incastonato in un anello di fidanzamento non passerebbe senz’altro inosservato, ma certamente difficile da recuperare a 4000 anni luce dalla Terra.
Per scoprirla sono stati utilizzati tre radiotelescopi collocati in diversi continenti: il Parkes in Australia, il Lovell in Inghilterra e il radiotelescopio Keck alle Hawaii.
Nel 2009 l’osservazione della pulsar, che misura solo 20 chilomentri di diametro, ma emette onde radio pulsanti a intervalli regolari, ha permesso di scoprire la presenza del pianeta che le orbita intorno. Questo pianeta dista 600 mila chilometri dalla pulsar e ogni 2 ore e 10 minuti completa un giro completo attorno a PSR J1719-1438. I ricercatori hanno scoperto che ha una densità molto elevata, con una massa poco superiore a quella di Giove, ma con dimensioni molto più piccole. L’interno dei pianeti è inaccessibile e quello che si conosce deriva dalle misurazione e dalle analisi indirette. Il pianeta “prezioso” ha un raggio inferiore alla metà di quello del pianeta del Sistema Solare e questo ha permesso di ipotizzare che dovrebbe essere composto in gran parte di carbonio e di ossigeno allo stato cristallino. Un modo molto meno romantico per definire i diamanti.
La scoperta è apparsa oggi sulle pagine di Science ed è il risultato della collaborazione di diversi gruppi di ricerca, tra cui gli astronomi dell‘INAF- Osservatorio Astronomico di Cagliari. Proprio sul sito dell’Osservatorio viene spiegata la storia della formazione di questo nucleo di diamante
La formazione di questo pianeta è a sua volta inusuale: esso sarebbe il residuo di una stella un tempo massiccia, la cui materia gassosa è stata travasata per oltre il 99.9% verso la pulsar durante un processo, ormai concluso, che ha riaccelerato la pulsar fino all’elevatissimo ritmo di rotazione attuale, circa 173 giri su se stessa ogni secondo. «In quella fase lontana – spiega Andrea Possenti, direttore dell’INAF-Osservatorio di Cagliari e uno degli astronomi che hanno preso parte alla ricerca – la pulsar doveva essere una potente sorgente di raggi X, con caratteristiche simili alle cosiddette Binarie a raggi-X Ultra Compatte di Piccola Massa, di cui PSR J1719-1438 e il pianeta compagno dovrebbero dunque rappresentare dei discendenti».
Nel video è possibile ascoltare la spiegazione (con sottotitoli) del professor Matthew Bailes, primo firmatario dell’articolo su Science, che racconta la genesi della scoperta del pianeta di diamante e spiega la natura e l’evoluzione di questo sistema stellare unico.