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Indagato a perpetuità

Un’indagine della National Science Foundation ha appena concluso che Michael Mann non aveva falsificato la ricostruzione delle temperature passate. Come le otto indagini precedenti. Ma esponenti del partito repubblicano ne hanno aperte altre due

IL CORRIERE DELLA SERRA – In un articolo su Nature del 1998, Michael Mann, Raymond Bradley e Malcolm Hughes “propongono un metodo” per aggregare alcune serie di dati dai quali sono estrapolate le temperature nell’emisfero nord. Ne risulta la curva del grafico sopra, detta “a mazza da hockey” per l’impennata nel Novecento. Ha grandi margini d’incertezza fino all’uso dei termometri standard, spiegano gli autori, ma si tratta di un primo tentativo. Ne fanno un secondo l’anno dopo, il metodo piace, si diffonde, viene via via migliorato e produce decine di mazze analoghe, l’ultima il 16 agosto scorso.

Nel 2003, il senatore repubblicano Jim Inhofe dichiara che “il riscaldamento globale antropico è la più grossa truffa mai perpetrata ai danni del popolo americano”;  Stephen McIntyre e Ross McKitrick trovano due errori nell’elenco delle fonti dei dati, che Mann et al. correggono in una nota su Nature. Escono vari articoli sulla validità o meno dell’analisi delle componenti principali, una delle tecniche statistiche usate nel 1998. Il senatore republicano Inhofe li utilizza per ripetere l’accusa e nel 2005 il deputato repubblicano Joe Barton chiede allo statistico Edward Wegman un rapporto sull’ormai famosa mazza. Wegman nomina un “comitato di esperti”: se stesso, la sua dottoranda Yasmin Said e il matematico David Scott come consulente esterno.

Nel 2006 escono le conclusioni della prima indagine commissionata ad esperti dall’Accademia nazionale delle scienze: descrivono come prassi normale la discussione sulle tecniche statistiche (1) e confermano la validità e riproducibilità della curva. Wegman presenta al Congresso il proprio rapporto in cui sostiene il contrario. Salutato dai repubblicani come “la prova definitiva della truffa”, si scoprirà poi che il rapporto contiene centinaia di errori, citazioni falsificate e pagine copiate, senza attribuzione, da altri autori e da Wikipedia.

Blog e altri media conservatori continuano ad accusare Michael Mann di malefatte varie e quando nel novembre 2009 scoppia lo “scandalo Climategate”, dai mail rubati alla Climate Research Unit (CRU) dell’università dell’East Anglia estraggono “prove decisive della truffa” e chiedono altre indagini. Confermano l’onestà e la competenza di Mann e degli scienziati con i quali collabora:

– il Comitato per la scienza e la tecnologia della Camera dei Comuni;

– la commissione internazionale chiamata dall’università dell’East Anglia a esaminare i mail;

quella di esperti stranieri chiamata dall’Università dell’East Anglia a esaminare la validità delle ricerche CRU

– quella di esperti britannici scelti dalla Royal Society;

– quella nominata dall’università della Pennsylvania dove lavora M. Mann;

– quella dell’Environmental Protection Agency;

– quella dell’Ispettorato del Dipartimento degli Interni per conto della National Oceanographic and Atmospheric Agency;

– ultima, per ora, quella dell’Ispettorato della National Science Foundation che sotto “Caso chiuso”, scrive:

All’unanimità, un comitato d’indagine composto da universitari con credenziali impeccabili ha stabilito che il dott. Michael E. Mann non ha mai commesso né partecipato direttamente o indirettamente ad azioni che si discostino seriamente dalle pratiche adottate dalla comunità accademica nel proporre, condurre o riferire ricerche, o altre attività di studio.

Poco seriamente, gli è capitato di spazientirsi con i critici invece di estendere loro ogni cortesia accademica. Però ha sempre messo metodi e dati a disposizione di tutti con grande scrupolo e trasparenza. Quanto alle ricerche

collocano chiaramente il dott. Mann tra gli scienziati più rispettati nel suo campo… Dall’inizio della sua carriera, il lavoro del dott. Mann è stato riconosciuto come eccezionale.

Datemi due righe della scrittura di un uomo e mi incarico di farlo impiccare

Così avrebbe detto il cardinal Richelieu. Nel 2010 il procuratore generale della Virginia, il repubblicano Ken Cuccinelli, apre un’inchiesta per abuso di fondi pubblici contro Mann quand’era all’università della Virginia tra il 1999 e il 2005, adducendo “frodi” e “falsificazioni” dimostrate da Wegman e da alcuni blogger. Il procuratore esige dall’università tutta la documentazione relativa alle attività di Mann e di ogni altro ricercatore con il quale abbia avuto rapporti in quel periodo. Per due volte, un tribunale ha ritenuto la richiesta infondata. Il procuratore fa appello alla Corte Suprema dello stato di cui si attende la decisione.

Per superare gli ostacoli giudiziari, l’avv. Chris Horner dell’American Tradition Institute (ATI) esige la stessa cosa in base alla Legge sulla libertà di informazione. La settimana scorsa, l’università gli ha consegnato 3.600 documenti “amministrativi”; entro il 21 settembre deve consegnare gli altri, circa 4.500. Lo ha deciso un tribunale della Virginia, con un “gag order”:  il divieto di renderli pubblici. Legalmente, ora solo Michael Mann (1) può opporsi. In nome della libertà di ricerca, migliaia di scienziati e centinaia di istituzioni lo hanno già fatto pubblicamente.

L’ATI è una lobby per l’abolizione delle norme a tutela dell’ambiente creata da esponenti dell’ala “Tea Party” del partito repubblicano, il cui consulente scientifico” è Joe Bastardi, il meteorologo che da anni denuncia la “truffa”. Chris Horner è anche il legale di una lobby più potente, il Competitive Enterprise Institute e sa come si aggira un gag order.

(1) Sposato con un’italiana, Mike Mann ha parecchi amici qui.  Se vogliono contribuire alle sue  spese legali, il prof. Scott Mandia ha organizzato una sottoscrizione via Paypal. Il post è protetto dalla password defend.mann

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Fonte del grafico: M. Mann, R. Bradley, M. Hughes, Nature 1998.

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