SALUTE – Esiste una relazione tra la sclerosi multipla e l’ostruzione di alcune vene del collo? Paolo Zamboni è convinto di sì. Ferrarese, angiologo e ricercatore presso l’Università di Ferrara, Zamboni è l’uomo che sta turbando la comunità scientifica per la sua discussa (e discutibile) teoria che lega la sclerosi multipla all’Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale, meglio conosciuta con la sigla CCSVI, una condizione caratterizzata dalla difficoltà delle vene cerebrali e toraciche a far defluire in maniera efficace il sangue dal sistema nervoso centrale.
Tutto ha inizio nel 2009, quando il ricercatore ferrarese pubblica sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psichiatry un articolo secondo il quale nella totalità dei malati di sclerosi multipla sarebbe riscontrata (seguendo particolari criteri diagnostici) anche la CCSVI . A suo dire, la rilevanza della CCSVI nei malati “suggerisce che le ostruzioni venose legate alla condizione di CCSVI possano essere la causa della sclerosi multipla piuttosto che una scoperta casuale”.
Sulla base di queste osservazioni, Zamboni propone dunque una cura per una malattia considerata fino a oggi incurabile. Quale? Semplice: una piccola operazione di angioplastica, tramite cui si riallarga la vena occlusa per migliorare e alleviare i sintomi della malattia. Una proposta che, tra l’altro, cambia drasticamente anche la expertise di riferimento della patologia: se fino a quel momento era quella del neurologo la figura dominante nella terapia, Zamboni apre la strada ad angiologi e radiologi interventisti, presentati come persone scevre dai conflitti di interesse con le case farmaceutiche.
Apriti cielo. Nell’ambito della comunità medico-scientifica sono in molti a mettere in dubbio le conclusioni dello studio, eppure nel giro di poco tempo la tesi di Zamboni riceve il favore di oltre cinquecento gruppi su Facebook, oltre che di centinaia tra articoli su carta stampata, servizi televisivi e convegni. Tra discussione e polemiche, quello che si verifica è un vero terremoto scientifico e comunicativo.
Il “caso Zamboni” presenta senza ombra di dubbio diverse sfumature da analizzare accuratamente. Quello che si proverà a fare con la prossima serie di articoli è raccontare la vicenda e i personaggi, oltre che far luce sulle incomprensioni tra la medicina ufficiale e i malati.