CRONACA

Con quella faccia un po’ così…

CRONACA – Mentre ci arrivano dal rover Curiosity le prime immagini di Marte ad alimentare fantasie di altri mondi e altri abitanti dello spazio, nuovi ritrovamenti fossili confermano l’ipotesi che il nostro antenato Homo erectus avesse nell’Africa orientale una compagnia piuttosto varia di ominidi appartenenti al suo stesso genere Homo. Almeno due specie del genere Homo vivevano in quella regione insieme ai nostri antenati circa due milioni di anni fa.

La scoperta, pubblicata su Nature dal gruppo di ricerca guidato dalla paleoantropologa Meave Leakey, sembra risolvere una controversia che dura da quarant’anni.

Nel 1972 fu proprio il marito della ricercatrice inglese, Richard Leakey, a  scoprire in una spedizione sulle rive del lago Turkana, in Kenia, un teschio fossile molto particolare.  Indicato con il nome KNM-ER 1470, il teschio presentava delle caratteristiche che lo distinguevano dalle altre specie del genere Homo che stando alle conoscenze del tempo vivevano in quell’area circa due milioni di anni fa, Homo erectus e Homo abilis. I resti fossili suggerivano che il proprietario del cranio fosse dotato di una faccia lunga e piatta, una morfologia diversa da quella delle altre due specie. Dunque la prova di una nuova specie, a cui fu dato il nome di Homo rudolfensis, o solo una variabilità individuale?

Per quarant’anni il dibattito non si è fermato, fino alla recente scoperta di tre nuovi ritrovamenti fossili, sempre sulla riva orientale del lago Turkana, descritti nello studio pubblicato. I resti, poco più giovani del misterioso fossile KNM-ER 1470, includono delle parti di mandibola, assenti nel fossile rinvenuto nel 1972 e importanti per stabilire una corretta classificazione.

Anche se possono persistere alcuni dubbi a causa delle scarse conoscenze sulla completa anatomia delle specie estinte, i reperti sembrano confermare la presenza nella regione di una terza specie del genere Homo.

Crediti immagine: Ryan Somma (Flickr)

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