SALUTE – L’effetto placebo è ben noto in medicina: un trattamento inerte (in pratica una caramella) viene somministrato a un paziente inconsapevole che riporta successivamente un miglioramento dei sintomi, di solito dolorifici, ma in letteratura si legge anche di miglioramenti sul piano della depressione, dei sintomi asmatici e nella sindrome del colon irritabile. Il nocebo è il rovescio della medaglia, una sostanza che si crede possa acuire dei sintomi dolorifici (in realtà innocua) può peggiorare la sofferenza del paziente dopo la somministrazione. Finora si credeva che per avere questo tipo di effetto fosse necessiaria una stimolazione cosciente, ma uno studio pubblicato su PNAS dimostra che anche suggerimenti subliminali possono avere effetto.
In realtà già uno studio torinese del 2003 aveva mostrato che una stimolazione non cosciente può dar luogo a placebo. Il nuovo studio però analizza sistematicamente sia il placebo che il nocebo. In generale gli scienziati credono che il placebo/nocebo si instauri atterverso dei meccanismi di aspettativa e di condizionamento classico (più o meno ogni volta che prendo delle medicine sto meglio, prendo qualcosa che assomiglia a un medicina, mi aspetto che mi faccia star meglio e il mio corpo sta effettivamente meglio). Quello che però si credeva è che la stimolazione funzionasse solo se esplicità e a livello di coscienza. Il lavoro di Karin Jensen, dell Massacchussets General Hospital, e colleghi dimostra che questo non è necessario.
Negli esperimenti i volontari venivano prima abituati ad associare una fra due facce maschili a uno stimolo molto doloroso o a uno poco doloroso. Le condizioni sperimentali successivamente erano due: un gruppo vedeva le due facce alternarsi casualmente sempre ciascuna seguita da uno stimolo doloroso intermedio (sempre lo stesso); nel secondo gruppo l’unica differenza era che le facce significative erano mostrate molto brevemente al di sotto della soglia di coscienza. In entrambi i casi (stimolo sopraliminale e subliminale) lo stimolo che seguiva il viso che in fase test era associato allo shock termico più forte veniva percepito come più forte mentre quello che seguiva l’altro viso veniva percepito come più lieve (nonostante fossero identici). Che gli stimoli fossero coscienti o no, l’effetto era comunque significativo.
Questo, secondo gli autori, vuol dire che anche indizi non coscienti che vengono associati normalmente alle situazioni terapeutiche possono predisporre il paziente verso l’effetto placebo, con importanti implicazioni per la somministrazione delle terapie.
Crediti immagine: bongo vongo