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Sai che il farmaco è un placebo? Potrebbe funzionare lo stesso

Il meccanismo del cervello che lo permette è ancora sconosciuto, ma la scoperta è affascinante: se prendiamo a lungo un placebo convinti che funzioni, scoperta la sua inefficacia continueremo comunque a stare meglio

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RICERCA – Siete alla disperata ricerca di una toilette e, una volta trovata, solo chiudendo la porta alle vostre spalle già vi sentite meglio. Oppure pensate di non avere fame e l’idea del pranzo non vi sfiora nemmeno, ma un amico vi dice quanto vorrebbe mangiarsi un piatto di pasta o dal vicino forno arriva profumo di pane. Ecco che la fame arriva: questi sono solo due esempi che spiegano come funziona l’effetto placebo, e ovviamente il nostro complicato e affascinante cervello.

L’effetto placebo, che più spesso pensiamo in relazione ai farmaci (e agli studi scientifici che ne validano l’efficacia), a quanto pare funziona anche se sappiamo benissimo che il trattamento che stiamo ricevendo non ha alcun valore medico. Lo ha scoperto Scott Schafer del Cognitive and Affective Neuroscience Lab alla UC Boulder, che ha condotto una lunga ricerca proprio per capire se e quando l’effetto placebo funziona. I risultati sono stati pubblicati sul The Journal of Pain.

Sul campione di persone coinvolte da Schafer che hanno preso il placebo, a una parte è stato rivelato che era tale dopo quattro sessioni di somministrazione del farmaco (un “gel analgesico” che era in realtà semplice vaselina colorata con coloranti alimentari), all’altra dopo una sola sessione. Se in quest’ultimo caso la sensazione di sollievo “svaniva” una volta scoperto che non stavano assumendo un vero farmaco, per chi l’aveva preso a lungo l’effetto invece continuava a persistere.

Come spiega Tor D. Wager, senior author dello studio, “Abbiamo ancora molto da scoprire sui punti critici dell’effetto placebo. Quello che pensiamo ora è che, per funzionare, richieda sia la convinzione che il trattamento è efficace che l’esperienza che lo confermi. Questo tipo di esperienza fa sì che il cervello umano impari a rispondere al trattamento placebo come a un ‘evento reale’”, seguendo quindi le nostre aspettative. “Una volta che ha appreso tutto questo, il cervello è in grado di rispondere al placebo anche se noi non ci crediamo più”.

Come usare questa scoperta? Ad esempio nel trattamento farmacologico di pazienti delicati, come quelli pediatrici, interrompendo la somministrazione del farmaco vero ma continuando a vederne gli effetti benefici, sostituendolo con un placebo. Resta sconosciuto il ruolo preciso svolto dal cervello nel meccanismo, che richiederà ulteriori ricerche. “Sappiamo che l’effetto placebo induce, nel cervello, il rilascio di sostanze che alleviano il dolore. Tuttavia non sappiamo ancora se questo effetto indipendente dalla nostra aspettativa funzioni allo stesso modo o sfrutti un sistema differente”, conclude Schafer.

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Patrik Nygren, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".