SALUTE – Tra qualche tempo, i non vedenti potrebbero non aver più bisogno di usare le dita, per interpretare il braille. Per quanto suoni controintuitivo, quelle scritte potranno essere lette con gli occhi.
Per la prima volta, infatti, un gruppo di ricercatori dell’azienda statunitense Second Sight (che non ha niente a che fare con l’omonimo videogioco) è riuscito a proiettare motivi in braille direttamente sulla retina di un paziente non vedente, permettendogli di leggere rapidamente e con grande accuratezza parole composte di un numero massimo di quattro lettere, grazie a un dispositivo oculare basato su una protesi neurale capace di sostituirsi, per alcune funzioni, al sistema nervoso.
L’impianto, chiamato Argus II, ha recentemente ricevuto l’approvazione della UE per l’uso commerciale sul continente, ed è stato impiantato in oltre 50 pazienti, molti dei quali sono ora in grado di distinguere colori, movimenti e oggetti. I risultati dello studio, effettuato su un solo paziente, sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Neuroprosthetics. Lo studio indaga sulla possibilità di usare una protesi epiretinale per simulare un braille visivo come sostituzione sensoriale per leggere lettere e parole scritte.
Concettualmente simili agli impianti cocleari che hanno già trovato applicazione nel miglioramento delle capacità uditive, il sistema di protesi retinale comprende una griglia di sessanta elettrodi impiantati sullo strato più interno della retina, una piccola videocamera montata su un paio di occhiali, e un computer indossabile, che elabora le immagini video e determina la corrente di stimolazione di ogni elettrodo in tempo reale. Nello studio, dei sottoinsiemi di questi elettrodi sono stati direttamente stimolati per creare percezioni virtuali di singole lettere braille.
“In questo test clinico abbiamo fatto a meno della videocamera, che è l’input abituale dell’impianto, e abbiamo stimolato direttamente la retina. Invece di ‘sentire’ il braille con la punta delle dita, il paziente poteva vedere i motivi che proiettavamo, e quindi leggere le singole lettere in meno di un secondo, con un’accuratezza dell’89%”, spiega Thomas Lauritzen, autore principale dell’articolo.
È stata quindi condotta una serie di test, sia con singole lettere sia con parole di lunghezza compresa tra le due e le quattro lettere. Ogni lettera è stata mostrata al paziente per mezzo secondo, e i risultati sono stati molto positivi: il paziente è riuscito a riconoscere le parole più brevi con un’accuratezza dell’80%, e quelle più lunghe il 70% delle volte.
“Abbiamo usato come unico input la stimolazione elettrica, e il paziente ha riconosciuto facilmente le lettere in braille. Ciò dimostra che il paziente ha una buona risoluzione spaziale, perché è stato capace di distinguere senza problemi tra segnali provenienti da diversi elettrodi”, precisa Lauritzen.
Principalmente, si è visto che, per pazienti affetti dalla malattia genetica Retinite Pigmentosa, l’impianto Argus II, se usato in coppia con una videocamera, riesce a ristabilire una limitata capacità di lettura di lettere convenzionali di grandi dimensioni e di parole brevi. Si prevede che la lettura migliorerà al procedere dei lavori di sperimentazione sul dispositivo, ma lo studio attuale mostra che l’impianto potrebbe essere adattato per fornire un metodo alternativo e potenzialmente più rapido di lettura dei testi, con l’aggiunta di un software di riconoscimento delle lettere.